
Ingresso di Torre Falcone.
Nel corso di precedenti articoli, abbiamo più volte parlato della storia di torri e casali del territorio. In questo articolo, analizzeremo due edifici della vicina Molfetta.
Tra le strutture difensive della città di Molfetta, una delle meglio conservate è Torre Falcone. Essa sorge in contrada Santa Lucia, ad alcuni chilometri di distanza dal centro abitato. Essa era parte di un sistema di torri difensive comprendente le vicine Torre Sgamirra, Cappavecchia, Gallo e Villotta.
Fu costruita probabilmente tra la fine del XIV e il XV secolo, su pianta rettangolare, elevandosi su due piani per circa 16 metri di altezza. L’edificio è dotato dei tipici elementi difensivi, nello specifico imponenti caditoie poste in corrispondenza degli accessi, e di un cornicione con mensolette. L’edificio sorge all’interno di un giardino cinto da mura, sul cui portale d’accesso sono apposte due date: 1789 e 1899. Altri edifici circondano la torre, destinati originariamente a depositi e cisterne.

La caditoia principale posta sull’ingresso.
Originariamente appartenente ai De Bove (Antonellus nel 1519 e Joannes Macteus fino al 1561). Tra il 1561 e il 1572 passò a Nicola Maria del Falconibus, dal quale prese la denominazione di “Falcone”. In seguito fu proprietà della famiglia Giovene, in particolare dell’arciprete e scienziato Giuseppe Maria Giovene (1753–1837), che la trasformò nella sua residenza estiva.
Egli fu un importante studioso e apprezzato anche fuori dalla penisola italiana per i suoi studi sul salnitro (che individuò nel Pulo di Molfetta), sulle cause e cure di numerose patologie degli ulivi e per lo studio della meteorologia (fu tra i primi a immaginare correttamente che le piogge rosse che si manifestano in Puglia fossero causate dalle sabbie del deserto trasportate dal vento).
Il prelato era solito ritirarsi a Torre Falcone e qui, circondato dalla natura, compiva i suoi studi. A fine ‘700 ottenne dal re il permesso di restaurare una cappella presente nel casale e ormai in rovina.

Torre Sgammirra.
Nelle immediate vicinanze di Torre Falcone sorge un’ulteriore struttura che, diversamente, presenta gravi danni strutturali. Si tratta di Torre Sgammirra. Essa, posta al centro di un terreno, è sopravvissuta per appena un terzo, crollata in tempi remoti probabilmente per un terremoto.
Essa presenta una struttura simile a Torre Falcone, con un cornicione sorretto da mensole, e ha un’altezza complessiva di circa 20 metri, cui dovevano corrispondere almeno tre piani. All’interno si vede la traccia di un’ampia cappa, oggi completamente esposta all’esterno.
Il nome, secondo alcuni, si riferirebbe a quello di un casato estinto, anche se non ci sono conferme. Secondo altri, invece, sarebbe una derivazione del verbo molfettese “sghemmeddà”, cioè “cadere”, quindi Torre Sgammirra sarebbe “torre caduta/crollata”, a testimonianza del fatto che il crollo si è verificato parecchio tempo fa tanto da incidere sulla denominazione e sul toponimo della zona.
Giuseppe Mennea