
Palazzo degli Impiegati.
Sebbene di dimensioni più contenute rispetto agli altri grandi centri della penisola e in posizione più “periferica”, anche la città di Bari ha vissuto dei periodi di completo rinnovamento, che hanno permesso di importare in Puglia le correnti artistiche che si sono susseguite nel corso del tempo, con risultati anche molto positivi.
Tra le figure più importanti attive a Bari nel corso del secolo scorso, un posto di spicco è da attribuire al celebre architetto Saverio Dioguardi. Questi fu attivo in un periodo di tempo che gli permise di sperimentare tecniche e soluzioni diverse. Ma probabilmente, la grandezza della sua figura può essere compresa analizzando quei progetti che per numerose ragioni non furono mai realizzati.

Sistemazione di Piazza Roma (oggi Piazza Moro). A sinistra si riconosce il Palazzo della Gazzetta.
Il palazzo degli impiegati statali ne costituisce un esempio: esso, realizzato solo parzialmente in uno degli isolati attigui al Teatro Petruzzelli, doveva in realtà essere ben più ambizioso. Il progetto originario, infatti, avrebbe interessato non solo l’isolato effettivamente occupato oggi, ma anche quello attiguo, con la realizzazione di un complesso simmetrico e il collegamento tra questi in forma di galleria in vetro e ferro. Già la parte realizzata, però, permette di comprendere alcuni dettagli tipici del Dioguardi. Si pensi alla soluzione degli angoli smussati, che dovevano essere completati in cima da cupole che non furono mai realizzate.

Soluzione originaria per la Chiesa di San Ferdinando in Via Sparano.
Un altro progetto avveniristico, presentato in un supplemento della Gazzetta di Puglia del ’26 intitolato “Per la nuova grande Bari di domani”, si individua una soluzione per sistemare l’allora “Piazza Roma”, ovvero la zona antistante la Stazione Centrale, oggi Piazza Moro. Si nota una ripetizione della soluzione angolare, riproposta non solo nel realizzato Palazzo della Gazzetta (che si riconosce sulla sinistra del prospetto), ma anche in una serie di altri palazzi che non furono mai portati a termine. L’idea di Dioguardi era di realizzare due edifici porticati simmetrici che costituissero l’imboccatura di Via Sparano, che poi sarebbe proseguita anche oltre Corso Vittorio Emanuele, sventrando Bari Vecchia, per porre la Cattedrale come focus della città.
Sempre nell’ambito di questi lavori si sarebbe dovuta realizzare la prima soluzione per il rifacimento della Chiesa di San Ferdinando, poi realizzata sempre da Dioguardi ma in forme tipiche del Razionalismo.

Stadio “Romanus” o “dei Caduti”.
L’ultimo esempio che consideriamo è quello relativo alla progettazione di un nuovo stadio, che sarebbe stato costruito come chiusura prospettica del previsto prolungamento di Corso Vittorio Emanuele. L’edificio, denominato “Romanus”, sarebbe stato realizzato come quinta scenica di una vasta piazza, con un ingresso in forma di torre con annesso Monumento ai Caduti, cui lo stadio doveva essere dedicato. Ciò che colpisce è anche la sistemazione della zona circostante, con l’ampliamento delle vie laterali e la realizzazione di edifici tutti rispondenti a una logica classicista. Il progetto, anche se risultato vincitore ex-aequo con un altro concorrente, non venne però realizzato per non completa rispondenza ai requisiti del bando.
Da questi pochi esempi si nota la grandezza dei progetti del Dioguardi e l’ambizioso tentativo di trasformare Bari in una moderna metropoli dotata di edifici degni della sua importanza.
Giuseppe Mennea