
Immagine da IMDb.
Una delle più importanti autrici e figure intellettuali dell’età contemporanea e dalla spiccata sensibilità è stata Michela Murgia, la cui eredità letteraria continua a vivere attraverso pubblicazioni postume e adattamenti cinematografici. È il caso di “Tre ciotole”, uscito in sala lo scorso 9 ottobre, che segue la vita di Marta, un’Alba Rohrwacher che non avresti mai pensato di vedere nei panni di una timida insegnante di scienze motorie al liceo, e Antonio, Elio Germano che interpreta uno chef dalla parlata romanesca. La rottura tra i due, che avviene al principio del film, ha due diverse reazioni conseguenti: la prima, colei che è stata lasciata, si chiude in se stessa, perde l’appetito e scrive recensioni arrabbiate al ristorante di lui sotto nomi falsi; lui, invece, non riesce a dimenticarla e ripiega sul lavoro.
Sullo sfondo gli stormi di uccelli nel cielo di Roma, Marta è schiva e sola, scambia poche parole con il suo collega di filosofia e parla poco con sua sorella. Soprattutto, riesce ad evitare ciò che non vuole fare. “Basta pedalare” dice. Ci sono però due eventi simultanei che le capitano tra cui Marta non può fare slalom con la sua bicicletta. Cioè la dolorosa separazione da Antonio, dopo ben sette anni, e l’avanzare di una malattia terminale. Il suo disordinato rapporto col cibo (per cui mangiava crackers con ketchup e hot dog crudi) troverà una sua cura attraverso il rituale delle tre ciotole. Per cui Marta riprende a cucinare per riassemblare i cocci della propria vita e cercare di salvarsi seppur nella condizione in cui versa. Strappo alla solitudine della casa in cui abita Marta è la compagnia di una sagoma di cartone di un idolo k-pop (Jirko), reale passione di Murgia. “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi” è stato, infatti, l’ultimo libro da lei pubblicato, proprio quando una malattia come quella di Marta scandiva il tempo che restava alla fine.
Dodici racconti, uno per ogni mese dell’anno (di crisi). La resa scenica della regista catalana Isabel Coixet allenta il breve pezzo di vita della protagonista narrato, tra ricordi in ripresa Super 8, abbracci sull’isola Tiberina e barzellette su Marx in paradiso. Lontano dalla retorica della malattia come lotta, lo spirito di Murgia, ironico e intimista, trasale nel film “Tre ciotole” attualmente in sala.
Sofia Fasano









