Il servizio introdotto, agli inizi dell’anno scorso, a Giovinazzo e a Molfetta, come progetto innovativo per promuovere il turismo sostenibile e la mobilità dolce, si è rivelato l’ennesimo fallimento. Non è più attivo da qualche settimana. Lo stock di 30 bici messe a disposizione presso le sei postazioni locali di sosta, a distanza di poco più di un anno, man mano è andato assottigliandosi, fino a scomparire, né si conosce che fine abbiano fatto le biciclette.
Un’iniziativa potenzialmente valida, ma forse gestita senza convinzione fin dall’inizio: accesso all’affitto della bicicletta un po’ complicato, costi di funzionamento rivelatosi forse sproporzionati, una scarsa promozione da parte della soc. VAIMOO s.r.l. di Mola di Bari, affidataria della gestione, da parte della azienda municipale MTM s.r.l. di Molfetta che aveva beneficiato del sostanzioso finanziamento di € 594.000,00, in base al D.M. n. 68 del 16.06.2022.
Avvisaglie circa la scarsa rispondenza commerciale di quella offerta d’affitto a tempo di biciclette (Sharing Mobility), sono state avvertite già subito dopo l’avvio del servizio. Il rilievo di un risultato non certo corrispondente alle attese di quel progetto, dai notevoli costi di realizzazione, ho avuto modo di anticiparlo con un precedente articolo dal titolo “Il bicke sharing a Giovinazzo: “Una pedalata d’insuccesso! E’ meglio dire basta e smantellare?”.
Il flop del Bike Sharing è, oltremodo, significativo perché fa seguito alla mancata attivazione della gestione della ciclo-stazione “Franco Ballerini”, edificata in piazza Michele Stallone per essere destinata, appunto, all’attività di noleggio e riparazione di biciclette e monopattini al fine di favorire la mobilità dolce in città.
Diciamolo senza mezzi termini: gli ingenti investimenti nel settore della mobilità locale, a cominciare dalla pista ciclabile, completamente modificata, in corso d’opera, dal suo progetto originario (Greenaway cittadina), alla ciclo-stazione, mai entrata in funzione e, per finire, al servizio di bici a noleggio, ormai dismesso, non hanno per niente modificato il modo di muoversi in città.
Peraltro, si è constatato che chi circola in bici in città è affezionato a quella di proprietà e non si è giammai invogliato a utilizzare mezzi in affitto, usati anche da altri ciclisti.
A noleggiare le bici, finché il servizio è stato attivo, sono stati solo i giovani e i ragazzi che, però, se ne sono serviti per girovagare per le strade cittadine e, prevalentemente, in modo irregolare per essere in sella più di una persona, provocando immancabilmente seri danni ai mezzi.
Non meraviglia che della improvvisa cessazione del servizio di sharing l’Amministrazione non abbia fatto alcun cenno, altrimenti avrebbe pur dovuto fornire una qualche indicazioni delle ragioni che hanno indotto il gestore a ritirare le bici. Eppure sul punto come anche sulla mancata attivazione della ciclo-stazione una riflessione appropriata andrebbe fatta dai decisori politici. Anche perché la costruzione di quell’immobile, costato alcune centinaia di Euro, ormai inoperoso da qualche anno, è soggetto a un deterioramento fisico, trovandosi situato in un area a parco pubblico.
E non si può certo non considerare che si sono spesi notevoli soldi pubblici del tutto improduttivi, perché non hanno conseguito gli scopi per cui furono fatte quelle scelte progettuali rivolte ad attingere i relativi finanziamenti dai fondi nazionali ed europei.
Ma la domanda è: a quale altra azione puntare per rendere la mobilità cittadina più sostenibile, obiettivo da sempre propagandato dagli amministratori, ora che si è evidenziata l’inefficacia del tanto reclamato sistema di ciclabilità urbana?
Giuseppe Maldarella











