È così che luoghi pubblici, anche in zone con vincoli storico-architettonici e urbanistici, si trasformano in spazi di commercio; diventano ampie pertinenze dei locali di somministrazione di bevande e degli esercizi di ristorazione. Tavolini e sedie di bar, pub e locande occupano marciapiedi, strade, piazze, sottraendoli alla fruizione dei cittadini e, in particolare, alle persone che si muovono a piedi. Spazi che diventano a tutti gli effetti privati, dal momento che per potervi accedere bisogna necessariamente consumare e, in alcuni casi, è data anche la possibilità di fumare, perché in quegli ambiti attrezzati come punti di ristoro vigono le sole regole del gestore del locale.
L’ultimo colpo di mano è, appunto, la grossa pedana risto-bar, in allestimento in cima alla scalinata all’inizio del percorso che collega via S. Giacomo con Via S. Domenico Maggiore, che qui è posta ben in vista.
Non poteva esserci niente di più orrendo che impiantare un simile ingombro in quell’angolo a ridosso della muraglia di levante che si dice essere la più antica della città.
Non bastavano i dehors e i gazebo già presenti lungo quel tracciato pedonale, che da piazza Leichardt conduce a piazza del Duomo, se n’è voluto aggiunge quest’altro che avrebbe la pretesa di implementare il contesto della cortina muraria in pietra ma, che di fatto, è un pugno nell’occhio per quel caratteristico scorcio di paesaggio su cui si affaccia lo storico palazzo dell’antica famiglia Lupis.
E per dirla tutta, il fenomeno dei dehors, che spuntano come funghi in autunno, non è solo la quantità che fa già tanto specie, bensì la qualità dei manufatti che, per lo più, vengono strutturati senza conformarsi adeguatamente al contesto urbanistico cui si insediano. Basti osservare la costruzione di quello di cui si argomenta. Senza dire che di frequente i ristoratori allargano l’occupazione collocando, di volta in volta, arredi e tavolini oltre l’area presa in concessione e delimitata con paratie.
Trovo deprecabile che la storica passeggiata lungo la fortificazione di levante, divenuta per gran parte della superficie del suo tracciato prerogativa esclusiva dei ristoratori, la si si ridotta a zona commerciale e di consumazione, lasciando solo uno stretto corridoio pedonale. E ciò, al solo scopo di conferire natura sempre più estroversa alla città favorendo, in ogni modo, l’apertura di nuovi locali con punti di intrattenimento e di accoglienza clienti all’esterno e, per lo più, su aree demaniali.
Giuseppe Maldarella