Origine della maratona

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Il desiderio segreto di tanti runners è prendere parte ad una maratona, regina di tutte le corse per l’aura epica che conferisce a chi riesca ad arrivare primo in una competizione così faticosa e apparentemente interminabile. Tuttavia si tratta anche di una pratica che affonda le sue radici nella storia antica, elemento che le conferisce un fascino supplementare.

Lo storico Erodoto di Alicarnasso, vissuto nel V sec. a.C., e il biografo Plutarco (50-120 d.C.) narrano nelle proprie opere gli eventi che caratterizzarono le Guerre Persiane ed entrambi menzionano un emerodromos, figura che rinvia a coloro che erano allenati a percorrere lunghe distanze rapidamente, impiegando un’intera giornata, al fine recare annunci ed ordini con urgenza. Nel 490 a.C., infatti, vi fu un uomo dello schieramento greco di nome Filippide che, giunta al termine la battaglia contro i Persiani nella piana di Maratona, con indosso l’armatura di guerra corse da Maratona ad Atene, distanti circa 40 km, per annunciare la sorprendente vittoria. Arrivato in città, per il grande sforzo Filippide stramazzò a terra morente, appena dopo aver dato l’annuncio. L’obiettivo consisteva nell’evitare che Atene fosse incendiata per non lasciarla al dominio persiano, nemico con cui si riaccenderanno le tensioni meno di dieci anni dopo. 
Tale celebre episodio ispirò Michel Bréal e Pierre de Coubertin, ideatori delle Olimpiadi moderne, ispirate a quelle greche sorte nel 776 a.C.; nel corso della prima Olimpiade, svoltasi ad Atene nel 1896, comparve tra le svariate competizioni una gara di corsa di 40 km, istituita in onore di grandi eroi e leggende del passato, a cui fu attribuito il nome proprio di maratona.
Nel 1908, durante la IV edizione delle Olimpiadi, tenutasi a Londra, la partenza era posta davanti al Castello di Windsor, mentre l’arrivo degli atleti era previsto nello stadio olimpico; la lunghezza totale del percorso di 41,84 km, pari a 26 miglia, non permetteva di posizionare la linea d’arrivo in corrispondenza del palco d’onore da cui assistevano alla gara i reali inglesi. Perciò, affinché la famiglia reale potesse applaudire l’arrivo dei corridori, al percorso totale si aggiunsero 352 metri, raggiungendo una distanza totale di 42,195 km, valore che fu ripreso dalle Federazione mondiale di atletica.
Proprio nel 1908 gareggiò in rappresentanza dell’Italia Dorando Pietri, garzone originario di Correggio, che entrò nello stadio con un vantaggio rispetto agli altri competitori di ben 10 minuti, che, però, ormai vicino al traguardo cedette logorato dalla fatica, senza riuscire a rialzarsi. Accorse in suo aiuto un addetto al percorso che lo affiancò sino al traguardo, consentendogli di conquistarsi la medaglia d’oro, la quale tuttavia gli fu revocata per l’aiuto ricevuto, non ammesso dal regolamento, che gli valse la completa squalifica. Nonostante la sconfitta, il suo talento e il tentativo disperato di rialzarsi commossero moltissimi spettatori, tanto che la regina Alessandra d’Inghilterra volle riceverlo nel proprio palazzo per conferirgli un generoso premio di riconoscimento.
Maria Elide Lovero
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