Scampia: un disastro annunciato?

  • 0
  • 258 visualizzazioni

Il ballatoio centrale della vela celeste.

Ormai è rimbalzata ovunque la notizia della tragedia di Scampia, laddove il crollo di un ballatoio al terzo piano della vela celeste ha causato alcune vittime e feriti, con quasi 800 persone che sono state sfollate e hanno trascorso la notte in strada o nei locali della vicina facoltà di farmacia dell’Università di Napoli. In questo articolo analizzeremo come il tutto fosse una tragedia annunciata, ahimè, anche da tempo.

Le foto allegate risalgono al 26 gennaio di quest’anno e testimoniano in maniera incontrovertibile lo stato dei luoghi appena sei mesi fa. Tra impianti elettrici volanti e seminterrati occupati da rifiuti, ballatoi e ringhiere arrugginite c’è da domandarsi se sia dignitoso che centinaia di famiglie continuino ad abitare qui.

Ad agosto dello scorso anno, esattamente un anno fa, risale, invece, l’annuncio di un ingente taglio di risorse dalla progettazione PNRR, di cui ben 14 miliardi di euro riguardavano la Regione Campania e circa 800 milioni il comune di Napoli, tra i più penalizzati insieme a Roma (713 milioni), fonte Report Banca d’Italia. La giustificazione a questi tagli fornita dal governo era la presunta lievitazione dei costi a causa dell’inflazione e della guerra in Ucraina, ma non si può non osservare che la maggior parte dei tagli riguardavano proprio il centro-sud.

Impianti elettrici “volanti” e marcio dominano ovunque.

Il ministro Fitto, titolare del dicastero e della cabina di regia del PNRR, ha più volte affermato che i tagli PNRR sarebbero stati compensati con altre risorse, attinte da fonti diverse come il Fondo Sviluppo e Coesione, oltre a rimarcare la presunta inefficienza delle amministrazioni meridionali nel mettere a gara i progetti.

Ma il rifinanziamento delle opere con altre fonti significa distrarre risorse dai progetti cui quelle fonti erano precedentemente destinate, clamoroso il recente caso della riqualificazione di Bagnoli, che è stato spostato da fondi nazionali a fondi sviluppo e coesione, disponibili peraltro dal 2026.

E la stessa presunta inefficienza nel mettere a gara gli appalti può essere senz’altro ricondotta a una burocrazia lenta, risultato di mancate assunzioni e un’età media della PA sempre più alta, che spesso fatica a confrontarsi con i nuovi bandi.

Il risultato, comunque, non cambia: proprio perché il settore ad essere perlopiù penalizzato fu la riqualificazione delle periferie, che a Napoli riguardava i progetti per la periferia est (S. Giovanni a Teduccio) e la periferia nord (Scampia). Lo scorso anno ne seguì una certa agitazione della politica, lo stesso Sindaco Decaro intervenne in qualità di Presidente ANCI per denunciare il rifinanziamento di opere già cantierate.

Visione d’insieme: i seminterrati sono colmi di rifiuti.

L’8 gennaio scorso sono comunque iniziate le operazioni di demolizione della vela celeste, che dovevano interessare i piani inferiori, dovendo essere la stessa vela completamente recuperata, a differenza delle altre rimaste che saranno demolite per far posto a nuovi alloggi popolari e a un grande parco urbano. Poi, però, la tragedia.

Allora bisogna chiedersi come è possibile colmare le disuguaglianze e migliorare le condizioni di vita di queste persone se i fondi utili vengono quasi sempre distratti in giochi politici che non fanno altro che aumentare la burocrazia? Si tratta di lavori non rinviabili e di cui si necessita da almeno vent’anni, ma che come al solito si traducono in passerelle in cui non si fa altro che ripetere “non sono passerelle”.

Una miopia del genere non fa altro che fare un assist alla criminalità organizzata perché chi si abitua a vivere nella ruggine e nell’eternit non può avere sicuramente fiducia nelle istituzioni che sembrano, in realtà, così distanti dal quotidiano.

Giuseppe Mennea

Kevin Lasagna riparte da Bari per invertire la rotta
Articolo Precedente Kevin Lasagna riparte da Bari per invertire la rotta
La fulgida industria delle Due Sicilie e il suo declino postunitario
Prossimo Articolo La fulgida industria delle Due Sicilie e il suo declino postunitario
Articoli collegati

Lascia un commento:

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I tuoi dati personali verranno utilizzati per supportare la tua esperienza su questo sito web, per gestire l'accesso al tuo account e per altri scopi descritti nella nostra privacy policy.