“Sogno Metallurgico”: a Bari la mostra personale dell’artista Ardian Isufi

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Dal 16 febbraio scorso e fino al prossimo 30 marzo, nei pressi degli ambienti del Teatro Kursaal di Bari si tiene la mostra “Sogno metallurgico”, prima esposizione personale nel capoluogo pugliese dell’artista albanese di fama internazionale Ardian Isufi.

L’esposizione, curata da Gaetano Centrone e realizzata con la collaborazione di Regione Puglia e Fondazione “Pino Pascali”, rappresenta un elemento centrale della Convenzione per la valorizzazione del patrimonio culturale direttamente gestito dalla Regione, oltre a porsi come diretto coronamento dell’esperienza dell’artista, reduce da altre due esposizioni rispettivamente presso la prigione di Spac, in Albania, e presso la Galleria Nazionale di Pristina.

L’artista, laureatosi in Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Tirana, ha da sempre posto grande attenzione al rapporto tra individuo e realtà, spesso paradossali, che vanno a mettere in risalto le prospettive sociali e socio-ecologiche. Ha partecipato a numerosi eventi espositivi nazionali e internazionali in Europa, Cina e Stati Uniti.

In “Sogno metallurgico”, Isufi mette in mostra da un lato le contraddizioni del sistema capitalista, dall’altro il fallimento della dittatura comunista, con la progressiva crisi d’identità che ha colpito il popolo albanese. L’interesse dell’artista si rivolge a temi come i problemi di integrazione tra culture diverse, la libertà, i diritti umani.

L’esposizione segue i vari livelli della struttura del Teatro, essendo stata appositamente pensata, col coinvolgimento dell’artista, per ravvivare gli ambienti della Sala Giuseppina e della Sala Cielo. All’interno della prima, ad esempio, fa da padrona tra le altre l’opera intitolata “Disney Metallurgico”: si tratta di tre led wall che raffigurano in bianco e nero paesaggi industriali dismessi; tra i capannoni abbandonati, simbolo del piano d’industrializzazione voluto dal dittatore Enver Hoxha, sorgono delle sgargianti montagne russe fuxia che catturano l’occhio dell’osservatore a causa dell’evidente contrasto.

Da un lato, l’utopia socialista dell’economia centralizzata e nazionale (le industrie), dall’altro la provocazione capitalista delle montagne russe, a creare quasi una nuova Disneyland, per l’appunto, sulle rovine dell’ideologia precedente.

Nella Sala Cielo, invece, si trova un’altra importante opera, “U.F.O. Unidentified False Object Nr. 1”: rappresenta la riproduzione in scala 1:1 in resina di uno dei tanti bunker costruiti durante il periodo comunista. Dopo la caduta del regime, i bunker, ormai privi di funzione, ma che non erano mai stati veramente utili al popolo albanese, vennero da questo riadattati alle più disparate funzioni. Quello che è qui riprodotto, ad esempio, è stato trasformato in una piccola chiesa ortodossa.

Il nucleo centrale della narrazione, come si evince dal titolo dell’esposizione, è sempre quello dell’industria: si può osservare, ad esempio, un filmato su una ciminiera di una vecchia fabbrica abbandonata a Kavaja che è stato rifunzionalizzato per creare un minareto, oppure i serbatoi degli aerei che, nelle aree periferiche di Tirana, sono stati trasformati in cisterne per l’acqua potabile. Ancora una volta, quindi, si riprende il tema della contraddizione.

La mostra è visitabile gratuitamente dal mercoledì alla domenica, dalle ore 16.00 alle ore 20.00. In occasione dell’ultimo giorno di mostra, verrà proiettato all’interno del Teatro il video d’artista Anti-Homage.

Giuseppe Mennea

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