L’antico Casale di Cammarata tra Bari e Bitonto

Storia di un antico villaggio medievale nell'hinterland barese

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L’ambiente geologico di Lama Balice

A ridosso della provinciale 156, che collega Bitonto alla zona dell’aeroporto di Palese, si possono individuare alcune tracce di antiche strutture abitative e produttive, ultimi esempi rimasti di quello che in tempi antichissimi doveva rappresentare un vasto casale dell’hinterland barese, conosciuto col nome di Cammarata o Camerata.

L’area interessata dalla presenza del Casale si sviluppava oltre il sito della Chiesa dell’Annunziata, nei pressi della Masseria Cazzolla-Fenicia e di Villa Framarino, donata dall’omonima famiglia giovinazzese al Comune di Bari e oggi sede del Parco Naturale di Lama Balice. L’intera area oggetto di analisi presenta numerosi segni della presenza umana, che si diffondeva nei due lati del tracciato della “Via pubblica”, come viene definita nei carteggi medievali (vd. bibliografia), probabilmente corrispondente con l’antico tracciato della Via Traiana.

Il campanile della Masseria Cazzolla-Fenicia

Il Casale di Cammarata sorse con ogni probabilità in epoca altomedievale e bizantina, allorquando la città di Bari, sede del potere amministrativo rappresentato dal Catapano, era circondata nell’agro da una serie di piccoli villaggi di contadini, che qui producevano e lavoravano derrate alimentari per evitare eccessivi spostamenti dalla campagna alla città e viceversa. Alcuni esempi erano i Casali di Balsignano, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo, Buterrito, Casabattula, e altri di cui ancora oggi rimane la denominazione nelle varie contrade.

Esistono più ipotesi in merito all’origine del nome: questo deriverebbe dalla “camardan”, una tenda usata dall’esercito bizantino per acquartierare le truppe, oppure dalla tipologia di chiese rurali “a camera”, cioè dotate di una cupola in asse, ma potrebbe eventualmente anche riferirsi alla costituzione del territorio, caratterizzato da molte grotte, o “camere” per l’appunto, originate dallo scorrere del torrente Tiflis.

La zona era caratterizzata per la presenza di diverse colture: accanto alla prevalente coltivazione di ulivi della tipologia “Termite”, dai documenti risulta anche la produzione di uva e di pere. Parte dei terreni, inoltre, erano addirittura caratterizzati dalla presenza di aree boschive o macchia mediterranea.

L’ipogeo Arco di Cammarata, a sinistra si nota un’antica macina in pietra

Nei pressi del Casale sorgevano diverse chiesette rurali: nello specifico rimane traccia documentale di una Chiesa dedicata a San Giovanni, una Chiesa Ipogea dedicata a Sant’Angelo, una dedicata a San Nicola e una intitolata a Santa Maria di Staginisio, cioè “della protezione”. Mentre di molte di queste chiese non rimane traccia alcuna, di Sant’Angelo a Cammarata si conservava interamente la grotta finché la presenza della vicina cava non ne ha determinato il crollo. Originariamente, pare ci fossero degli affreschi bizantini rappresentanti santi, di cui non rimane traccia alcuna.

Il Casale progredì fino all’anno 988, quando venne messo a ferro e fuoco dai Saraceni, che deportarono gli abitanti di tali villaggi in Sicilia. Nonostante la devastazione, il Casale dovette risorgere in breve tempo, tant’è che vengono nominate numerose proprietà nei pressi di tali luoghi negli atti stipulati fino a metà del 1200. Fu in questo periodo che ne Cammarata rientrò tra i feudi della famiglia Effrem di Bari, che detenne la proprietà dei luoghi fino alla sua estinzione, quando passò ai De Angelis e poi, nell’Ottocento, a Ignazio Framarino dei Malatesta.

Simboli cristologici sulle pareti dell’ipogeo

Il Casale di Cammarata venne coinvolto nelle dispute di confine tra Bitonto e Bari, che portarono all’edificazione dei Titoli di confine, alcuni dei quali si possono ancora individuare proprio lungo il tracciato della SP 156.

Il villaggio scompare definitivamente attorno al 1300, quando a causa della peste e della crisi agricola che ne seguì, e che portò anche dalle nostre parti alla diffusione intensa dell’allevamento, con conseguente creazione dell’istituto della Dogana delle Pecore, venne completamente abbandonato. A testimonianza di ciò, negli atti successivi a questo periodo spesso si nominano nei terreni sotto tale denominazione alcuni caseggiati diroccati, identificabili con l’antico villaggio.

Sicuramente, un’opportuna attività di scavo permetterebbe di identificare meglio i luoghi originariamente occupati dal Casale di Cammarata, permettendo di riscrivere una pagina dimenticata della storia di Bari.

Giuseppe Mennea

Bibliografia: Vito Ricci, “Cammarata: un casale medievale nell’area di Lama Balice tra Bari e Bitonto”, Studi Bitontini, 95-98, 2013-2014, 27-62

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