Racconti dalla Puglia abbandonata – La bella e scenografica Villa Cerulli-Bozzicorso

Un'antica struttura che nulla ha da invidiare a una reggia

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Sulla strada per Monteroni, nelle immediate vicinanze di Lecce, città simbolo del barocco, si apre un’ampia vallata, detta “della Cupa”, dove prevalgono ampi latifondi seminativi all’interno dei quali, molto pittorescamente, si ergono numerose ville; alcune di queste sono state nel tempo riconvertite in strutture ricettive, altre, invece, giacciono abbandonate, nella loro decadente magnificenza, simbolo dei fasti passati. Una di queste, più di altre, colpisce l’occhio del visitatore, sia per la sua grandezza che per la sua spettacolarità. Si tratta di villa Cerulli-Bozzicorso, che ben poco ha da invidiare a una reggia.

La struttura sorge in cima al fianco della valle della Cupa, per cui la sua già straordinaria bellezza è amplificata dalla posizione dominante sul territorio circostante. Fu costruita nel 1804 su una preesistente masseria settecentesca per conto di Alessandro Cerulli di Monopoli, che aveva acquistato la proprietà. Il progetto della magnifica residenza venne affidato a Emanuele Orfano, ultimo grande esponente del tardo barocco settecentesco salentino, che qui sviluppò una soluzione che riprende integralmente i canoni di quella corrente.

La villa si sviluppa su due livelli a cui si aggiungevano i tetti, venuti meno tra il 1932 e il 1939 a causa di ripetuti fenomeni atmosferici avversi. Al piano terra, come consuetudine, si trovavano gli ambienti di servizio, che fanno da base al piano nobile andando a costituire all’esterno un ampio ballatoio, completato lateralmente da due terrazze decorate da pinnacoli in pietra leccese. Al primo piano si accede tramite una monumentale scala esterna a due rampe a tenaglia, che abbraccia il portale d’accesso e si raccorda a una bella balaustra che va a limitare il ballatoio.

Alle spalle della struttura, lo schema ripreso è lo stesso ma ulteriormente alleggerito: il ballatoio perde i locali inferiori, che quindi sono sostituiti da un lungo portico con un susseguirsi di arcate. Era questa la facciata della struttura che si apriva sul vasto giardino all’italiana che, molto scenograficamente, si concludeva con una coffee-house a pianta centrale. Sia sulla facciata principale che su quella posteriore è degno di nota il gioco chiaroscurale dato dalle lesene, che inquadrano e dividono la superficie andando a individuare le finestre. Su quella posta centralmente si notano i resti dello stemma dei Bozzicorso, famiglia di Monteparano con cui i Cerulli si imparentarono nel 1817.

Se all’esterno la villa è magnifica anche se irrimediabilmente danneggiata da anni di abbandono, lo stesso non si può dire dell’interno. È un susseguirsi di ambienti vuoti, saloni e stanze prive di qualsiasi forma di decorazione; probabilmente queste giacciono coperte da strati di intonaco steso nel corso dei secoli. L’unico ambiente degno di nota è un salone le cui pareti sono decorate da falso marmo dipinto ma, come anticipato, si tratta di un unicum nell’intero edificio.

Ciò nonostante, villa Cerulli-Bozzicorso mantiene il suo eterno fascino, a cavallo tra un passato di fasti e un futuro incerto, adagiata com’è sulla valle della Cupa al centro di un campo di grano.

Giuseppe Mennea

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