LA CASA DI CURA “VILLA GIUSTINA”: UNO SCAVO DI SBANCAMENTO DEL SUOLO;
LA CASA DI RIPOSO “S. FRANCESCO”: UNA FABBRICA SVENTRATA;
LA CASA DELLA SALUTE ASL: UN’AREA DI SEDIME DELL’EX “CENTRO CIVICO”.
Tralascio ogni considerazione riguardo alle prime due realtà perché è di attualità la discussione su l’inaspettata complicanza che è d’intralcio alla creazione, anche a Giovinazzo, di un distretto sanitario o meglio ancora di una Casa della Comunità ASL, come sono ora appellati questi centri di servizi medico-sanitari nel programma di finanziamenti del P.N.R.R..
Una premessa è d’obbligo. Il 27 marzo 2021 il Sindaco Depalma scomodava il vescovo mons. Domenico Cornacchia allo scopo di impartire la benedizione all’imminente apertura del cantiere per la costruzione della Casa della Salute, al posto dell’incompiuto “Centro Civico”, da parte dell’ASL provinciale, per una spesa complessiva di Euri 5.600.000,00, finanziata con i fondi europei P.O.-FESR 2014-2020. La cerimonia fu appunto organizzata all’indomani della consegna dei lavori da parte dell’ASL medesima al Raggruppamento Temporaneo di Imprese, aggiudicatario dell’appalto, come certificato dal verbale datato 18 marzo 2021, prima ancora della stipula del relativo contratto, avvenuto il 16.04.2021, rep. n.2021/A.G.T. – C.R.A./7. Le cronache locali di questi ultimi giorni hanno riportato la notizia, documentata, che la direzione dell’ASL-Ba ha disposto, con apposita deliberazione, in data 28.11.2022, la risoluzione del contratto di appalto di detti lavori, ai sensi dell’art. 108, c.5 del D.Lgs. n.50/2016 (Codice degli Appalti Pubblici) e, di conseguenza, lo sgombero del cantiere, impiantato sul suolo di sedime del manufatto abbattuto, censito in catasto al Fg.2, part.951, sub 2, Cat.F3. La costruenda “Casa della Salute” che, a seguito di una variante progettuale del giugno scorso, con una maggiore spesa di circa € 145.000,00, sarebbe dovuta essere ultimata, secondo i rivisitati termini contrattuali, il prossimo 18 gennaio 2023, è, dunque, bloccata. Da qui la preoccupazione e soprattutto il generale disappunto che l’opera non possa vedere la luce, giacché il finanziamento di provenienza dei fondi europei, spendibile nel periodo 2014-2020, possa andare perso, qualora gli oneri dell’edificazione non vengano contabilizzati entro il mese di marzo 2023. Dunque, appare del tutto ragionevole che le forze politiche di opposizione, anche se l’iter della fabbricazione è di esclusiva pertinenza dell’ASL, sollecitino il Sindaco, a dare una circostanziata spiegazione riguardo all’interruzione della costruzione che, si dice, per inadempienza dell’appaltatore.
Ma, al di là degli intoppi che, al momento, sembra mettano a rischio l’attesa realizzazione della sede unica dell’ASL, come centro di servizi distrettuali e dipartimentali, non si può mancare di fare una seria analisi di tutta quanta la faccenda dai contorni politico-amministrativi poco chiari e che trova origini nel protocollo d’intesa tra il Comune e l’ASL, sottoscritto il lontano 20 luglio 2016. Infatti, con tale atto si conveniva di assegnare all’ASL il fabbricato comunale destinato a Centro Civico, sito nella Zona B3 del PRGC -maglia PEEP di cui alla L. 167/1962-, allo scopo di ristrutturarlo e adeguarlo a polo per le prestazioni sanitarie, dislocate in diverse localizzazioni, impegnando il contributo finanziario europeo. Il contenuto di detto protocollo d’intesa, dopo la contestata approvazione della Delibera Consiliare n.22/2017, adottata in tutta fretta, a maggio del 2007, allo scadere del primo mandato del Sindaco Depalma, fu poi riassunto in un atto pubblico sottoscritto dal Segretario comunale, dott. Zanzarella, e dal direttore provinciale dell’ASL di Bari, dott. Montanari, rogito rep. n. 1147/2018 del notaio, dott.ssa Anna Maria Ferrucci, in data 29 gennaio 2018. Con tale rogito il Comune faceva concessione trentennale, in favore dell’ASL, della proprietà dell’esistente manufatto rustico a tre livelli, come bene separato da quello del suolo, –cosiddetta proprietà superficiaria- e, contestualmente del diritto di superficie sull’area circostante. Per contro l’ASL s’impegnava a ristrutturare l’immobile già destinato a Centro Civico e adeguarlo, anche con l’aggiunta di qualche corpo edilizio, allo scopo di poter ivi allocare, accorpandoli, tutti i servizi sanitari presenti sul territorio, avendo beneficiato del contributo di ben € 5.000.000,00. Il completamento dell’opera da parte dell’ASL era stato fissato allo scadere di 36 mesi dalla data di stipula del rogito, 29 gennaio 2018, per cui la sede unica cittadina dell’ASL sarebbe dovuta essere in esercizio già agli inizi del 2021.
E questo mancato rispetto del termine di esecuzione dell’intervento, quale violazione dell’obbligo dell’Azienda Sanitaria a fronte dell’acquisizione del diritto della proprietà superficiaria del bene del Comune è, di per sé, già un fatto rilevante. Ricorrerebbero, sin d’ora, i presupposti legali per il venir meno di quanto convenuto con l’accordo reso davanti al notaio. Ma, più che altro si teme la perdita dell’assegnazione finanziaria all’ASL di cui Depalma si è fatto sempre vanto di essere stato il promotore, grazie alla sua incessante opera d’intermediazione con il Presidente Emiliano.
E, dunque, in questo mio esxursus ricognitivo, il focus verte su tutto quanto è conseguito al richiamato accordo teso al recupero infrastrutturale dell’incompiuto Centro Civico, mediante l’assegnazione trentennale della proprietà superficiaria dello stesso e relativo diritto di superficie sul terreno circostante, all’ASL che l’avrebbe ristrutturato, anche con un qualche ampliamento di volumetria, e reso funzionale a centro operativo di tutti i servizi sanitari sparsi in loco. In linea con tale obiettivo, tanto lo studio di fattibilità dei lavori da eseguirsi sull’immobile, redatto dal RUP, ing. Nicola Sansolini, quanto l’affidamento, a cura della Direzione Tecnica dell’ASL-Ba -D.D. n. 11568 del 23.09.2019-, della progettazione definitiva/esecutiva, a un gruppo d’ingegneri e architetti, titolavano l’intervento come: “Lavori di completamento della struttura polifunzionale di Giovinazzo per la localizzazione accorpata dei servizi distrettuali e dipartimentali dell’ASL-BA”. Per contro la Direzione Generale, con provvedimento n.960 del 17.07.2020, approvò il progetto esecutivo con il titolo: “Nuova Realizzazione di Casa della Salute in Giovinazzo (Ba) – Struttura polifunzionale dei servizi distrettuali e dipartimentali dell’ASL Ba” e ne avviò le procedure di gara per l’affidamento dei lavori. E, di fatto, con tale denominazione di “Nuova Realizzazione”, si diede luogo al bando di gara, e con Determina Dirigenziale ASL n. 153445 del 31.12.2020 l’opera venne aggiudicata al RTI (Raggruppamento di Imprese). Il RUP ne attestò l’efficacia dell’aggiudicazione medesima con suo atto dell’ 01.03.2021, riportando sempre la denominazione di “Nuova Realizzazione”.
E’, quindi, evidente, che, nel corso della redazione del progetto esecutivo, la Direzione dell’ASL, piuttosto che limitare i lavori alla ristrutturazione del manufatto esistente che, originariamente erano stati definiti come, “Completamento della struttura”, ha ritenuto più adatto ai suoi bisogni l’edificazione di un nuovo complesso edilizio da costruirsi sull’intero suolo di cui vanta il diritto di superficie. Per si fatta soluzione era indispensabile procedere all’abbattimento dell’immobile in essere, e, quindi, l’opera appaltata è venuta a titolarsi: Nuova Realizzazione di Casa della Salute in Giovinazzo (Ba). Comunque, ancorché la decisione di costruire su tutto il terreno a disposizione, una più grande struttura, a più piani e con diversi livelli d’interrato, sia da attribuirsi a una scelta dell’ASL, mi sorprende che si sia pervenuti all’aggiudicazione dell’appalto (31.12.2020), prima ancora di aver ricevuto il permesso a fabbricare da parte della Direzione Urbanistica del Comune, rilasciato solo il 16 marzo 2021.
Ed è pure del tutto strano che il titolo edilizio, a firma del Dirigente delegato, ing. Daniele Carrieri, sia stato emesso il 16 marzo 2021, a distanza di diversi mesi dall’11.06.2020, quando il progetto esecutivo fu consegnato al Comune (SUE – Sportello per l’edilizia) dall’ing. Nicola Sansolini dell’ASL. A distanza di qualche giorno poi il 18 marzo 2021 fu possibile procedere alla consegna dei lavori all’appaltatore per cantierizzare l’intervento.
Tuttavia, anche lo stesso permesso a costruire presenta anomalie di rilievo sul piano della conformità al quadro normativo del Testo Unico dell’Edilizia (DPR n.380/2001) e, particolarmente, per il mancato rispetto dei parametri di edificabilità in quell’area che, come sopra accennato, è inserita nella zona B3 del PRGC destinata all’Edilizia economica popolare. Di fatto la progettazione della Casa della Salute è stata considerata, in termini edilizi, come una costruzione da realizzarsi su un suolo interamente fabbricabile, mentre, invece, il caso di specie si configura come “ristrutturazione ricostruttiva” di cui all’art. 3 lett. d) del DPR. n.380/2001. Trattasi di intervento che si sviluppa mediante la demolizione di un fabbricato esistente e la ricostruzione di un nuovo edificio con tutti i limiti del vincolo volumetrico e dell’area di sedime cui, non pare, la progettazione approvata tenga conto. Ne è stato valutato appropriatamente l’enorme aggravio del carico urbanistico che si fatto nuovo insediamento edilizio arrecherebbe in quel comprensorio compiutamente fabbricato. Ma c’è ancora dell’altro, il titolo edilizio contiene, per l’appunto, l’autorizzazione a demolire il manufatto del rustico esistente, un’unità immobiliare, sia pure di Cat. F3 (immobile non ultimato), per dar modo all’insediarsi della Casa della Salute come nuova costruzione su un suolo inedificato. In tal senso il Dirigente comunale si è assunto una potestà che l’Ordinamento degli Enti Locali assegna al Consiglio comunale, anche se, in sostanza, riguarda una cancellazione del bene dai cespiti patrimoniali del Comune. E, la decisione di demolire il manufatto a Centro Civico per ricavare un suolo edificatorio per un nuovo insediamento edilizio in quella Zona della 167, con una diversa destinazione d’uso, non è stata mai assunta dall’Assemblea consiliare. La sola volta in cui il Consiglio comunale è stato chiamato ad esprimersi sulla decisione di riutilizzare la fabbrica destinata a Centro Civico per convertirla a polo sanitario è stato quando ebbe ad adottare la delibera n.22/2017, il 10 maggio 2017, peraltro, senza una valutazione preliminare di alcuna Commissione consiliare permanente. In quella sede fu deliberato a favore dell’ASL la cessione della proprietà superficiaria del manufatto incompiuto e il diritto di superficie dell’area circostante. D’altro canto mi sono sempre chiesto, ed è uno sconcerto già da me rappresentato al Segretario comunale e al Collegio dei Revisori dei Conti del Comune: come poteva il Dirigente facente funzione disporre la demolizione di quel fabbricato se su detto immobile con rogito notarile era stata costituita la proprietà superficiaria a favore dell’ASL?. E suscita perplessità anche il fatto che il permesso edilizio, inclusa l’autorizzazione a radere al suolo l’edificio del Centro Civico, fu disposto inspiegabilmente quando il 3° Settore “Urbanistica-Gestione del Territorio” era privo del titolare, collocato in quiescienza, e la direzione era stata assunta in temporanea supplenza dal Segretario Comunale che l’aveva, subito, delegata al funzionario di Area.
E’ doveroso, pertanto, che il Sindaco Sollecito, che ha conoscenza completa di questa ingarbugliata matassa procedurale, investa l’Assise civica non solo per dare chiarificazione sullo stato della situazione di stallo e, particolarmente, se sussistano prospettive perché l’intervento possa essere portato a compimento con altra impresa appaltatrice concorrente alla gara d’appalto di cui alla graduatoria certificata nella D.D. ASL n.11568 del 23.09.2019.
Oltre tutto, per la sua carica, non può esimersi dal riferire se la perizia di variante al progetto, approvata, in data 20.06.2022, dalla Direzione dell’ASL, si sia tradotta, come riporta il Direttore Generale nella sua Determina n.2283del 28.11.2022, nella soprelevazione del quarto piano, allo scopo di qualificare la costruenda struttura a “Casa della Comunità”, secondo quanto, appena, normato dal D.M. n.77 del 23.05.2022 (Riforma della Sanità Territoriale). E, dunque, comportando la perizia di variante, un ulteriore aumento di cubatura, rendere noto se la stessa sia stata presentata alla Direzione del 3° Settore e se abbia ottenuto l’assenso alla fabbricazione di un ulteriore piano, a modifica della progettazione originaria.
E’, comunque, indispensabile che, per la situazione patrimoniale che ne è derivata con l’abbattimento del manufatto, ancorché non sia stato mai fonte di reddito per il Comune per essere censito nella Cat. F3, il Consiglio comunale provveda a rettificare l’indicazione catastale del fabbticato, ormai inesistente, e di conseguenza rivedere i termini e le condizioni dell’accordo negoziale con la direzione dell’ASL perché, sulla base di una corretta e seria valutazione urbanistica della Direzione del 3° Settore, si possa ridefinire un nuovo rapporto di utilizzo del terreno comunale.
Giuseppe Maldarella