C’era una volta una nazione che faceva paura all’Europa e al mondo. Uno stato forte, caparbio, sveglio ed astuto. Ad oggi tutte queste caratteristiche non rappresentano più la Francia che negli ultimi tempi sta vivendo un periodo nero su diversi fronti. Ma andiamo con ordine.
Ha fatto il giro del mondo il clamoroso furto avvenuto al Museo del Louvre di Parigi la scorsa domenica. Quattro rapinatori sono entrati nella struttura grazie ad un montacarichi e in soli 7 minuti hanno rubato un bottino dal valore di circa 88 milioni di euro. Un colpo degno di Arsène Lupin e del più contemporaneo Assane Diop. Oltre al danno la beffa: i gioielli non erano coperti dall’assicurazione in quanto è lo stato transalpino che deve garantirla. È polemica attorno ai poco efficienti sistemi di sicurezza di cui si è provvisto il museo più grande al mondo. E mentre ieri il museo ha riaperto i battenti, prosegue la caccia ai ladri che sono scomparsi nel nulla.
Il “colpo del secolo” al Louvre alimenta le tensioni che sta vivendo lo stato francese che a livello politico naviga in acque turbolente. Nel solo 2024 si sono succeduti ben quattro primi ministri. L’ultimo in ordine cronologico, François Bayrou, ha rassegnato le dimissioni lo scorso 9 settembre dopo che per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica un governo ha ottenuto un voto di sfiducia. Il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron affida a Sebastien Lecornu il compito di fondare un nuovo governo. Il trentanovenne membro della Renaissance entra nella storia francese in negativo lo scorso 6 ottobre quando, dimettendosi, diventa il primo ministro con il mandato più breve (27 giorni di incarico). Tuttavia quattro giorni dopo Macron lo nomina nuovamente primo ministro.
All’interno di questa confusione politica, Lecornu dovrà fare gli interessi di un popolo infelice. Inoltre, quest’estate è nata una protesta antigovernativa sui social che ha portato alla fondazione del movimento “Bloquons tout”. Nelle manifestazioni avvenute a cavallo delle dimissioni di Bayrou sono state sottolineate alcune problematiche come inflazione, debito pubblico e disagio giovanile. E quando c’è da protestare, la Francia rappresenta un esempio di stato unito in tutto e per tutto. Per ulteriori dettagli chiedere al movimento dei gilet gialli.

Nicolas Sarkozy è stato il Presidente della Repubblica francese dal 16 maggio 2007 al 15 maggio 2012.
Se Bayrou e Lecornu rappresentato il passato prossimo e il presente di Parigi, Nicolas Sarkozy è il passato remoto. L’ex presidente francese è stato condannato a 5 anni di reclusione per associazione a delinquere in quanto ha chiesto finanziamenti illeciti tramite i suoi collaboratori all’allora dittatore libico Muammar Gheddafi durante la sua campagna elettorale vincente del 2007. La condanna è storica in quanto “elegge” Sarkozy a primo presidente della Quinta Repubblica incarcerato. Un primato per il marito di Carla Bruni che, prima dell’ingresso al carcere della Santé avvenuto due giorni fa, si è professato innocente.
Un classico d’altronde. Ma perlomeno in Francia chi sbaglia paga, anche se sei stato il leader della Nazione per 5 anni. E volendo tornare alla domanda iniziale: donc France, après avoir revu tous tes problèmes je te le demande encore: ça va ou quoi?
Paolo Gabriel Fasano









