Sofia Corradi — conosciuta anche come «Mamma Erasmus» per aver ideato il programma di mobilità studentesca europea Erasmus — è venuta a mancare a Roma in data 18 ottobre 2025.
Una vita al servizio dei giovani e dell’Europa
Nata a Roma il 5 settembre 1934, Sofia Corradi si laureò in Giurisprudenza presso “La Sapienza” e nel 1957-58 ottenne una borsa Fulbright per proseguire gli studi presso la prestigiosa Columbia University di New York. Al suo rientro, però, si trovò davanti a un ostacolo: gli esami sostenuti all’estero non le venivano riconosciuti in Italia. Da quell’umiliazione personale nacque la sua battaglia: garantire a ogni studente la possibilità di trascorrere parte del proprio percorso accademico in un altro paese europeo, con pieno riconoscimento degli studi.
Nel 1969 presentò la prima proposta di mobilità universitaria e, dopo anni di impegno e ostacoli burocratici, l’Unione Europea varò ufficialmente il programma Erasmus il 15 giugno 1987.

Il programma sino ad oggi ha permesso a milioni di giovani di studiare all’estero, crescere, tornare con nuove competenze e una visione più europea: per questo merito le fu attribuito il soprannome affettuoso di “Mamma Erasmus”.
Sofia Corradi, però, non è stata solo una docente o una funzionaria: la sua opera ha contribuito concretamente a formare generazioni di giovani con spirito internazionale, a rafforzare il concetto di cittadinanza europea e a rendere concreta l’idea che lo studio non sia confinato al proprio paese.
In un’epoca in cui i confini — culturali, accademici, professionali — sono sempre più liquidi, il progetto che lei ha promosso diventa un simbolo della mobilità, dell’apertura, della possibilità che un’esperienza all’estero possa trasformare non solo un curriculum, ma una vita.
Con la sua scomparsa, l’Europa perde una delle figure che più hanno creduto nell’idea di un’istruzione senza barriere, in cui studiare all’estero non fosse privilegio di pochi, ma diritto di molti.
Ci sarà modo di ricordarla non solo come la donna che ha dato vita all’Erasmus, ma come colei che ha trasformato una frustrazione personale in una rivoluzione generazionale; ella, infatti, in una intervista aveva dichiarato “La mia battaglia è stata perché nessuno studente dovesse subire ciò che avevo subito io”.
La sua eredità resta viva ogni volta che uno studente varca una frontiera per studiare, e torna arricchito — e magari diverso — da quell’esperienza.
Maria Elide Lovero









