Come è a tutti noto, nei mesi scorsi, in attuazione del vasto programma di valorizzazione del patrimonio arboreo cittadino, tra i vari restyling delle aree a verde pubblico, ha fatto molto discutere quello della completa sostituzione dei tamerici (detti anche pini marittimi), sui due lungomare, con circa 190 essenze di ficus australis, ritenute adatte per l’arredo di siti marittimi. Con l’affacciarsi delle prime mareggiate, generate dai venti freddi di tramontana, molte di queste piante, le più esposte alla salsedine che si spande lungo la linea costiera fin sul tracciato stradale, hanno perso la loro folta e appariscente chioma, quasi a dar segno di un loro progressivo deteriorarsi. La formazione consiliare, solitamente la più agguerrita sul fronte di opposizione alla maggioranza, ne ha fatto subito un pubblico rilievo di un tale segnale di decadimento di molti di quegli alberi, appena messi a dimora. Ha, in sostanza, espresso ferme riserve sulla sopravvivenza di quella nuova specie arborea sui due lungomari, che sono a diretto contatto con i marosi, nonostante la piantumazione del ficus la si trovi proposta come arredo anche su territori marittimi. Il partito di “Forza Giovinazzo” che esprime in seno al governo cittadino il dott. Gaetano DEPALO con una delega di potere ha rintuzzato energicamente con una lunga nota quanto eccepito dal gruppo avversario.
Non sarebbe mia intenzione qui fare sottolineature su quanto rappresentato in quel riscontro a sfondo prettamente politico; del resto, sarebbe poco puntuale nel fornire elementi riguardo alla resistenza di quella essenza ai flutti dei marosi che si infrangerebbero sulla nostra costa quando ci sarebbero i forti venti di tramontana e, ancor peggio, di grecale.
Tengo, invece, a dire che l’intervento della nuova alberatura sulla litoranea, il cui quadro economico di spesa ammonterebbe a ben € 340.000,00, sarebbe dott. Depalo il patrocinatore.
In tempi non sospetti ho avuto modo di mettere in risalto gli aspetti più controversi di detta azione di governo con l’articolo, pubblicato il 5 novembre 2024, dal titolo “Riqualificazione del verde sui lungomare di Ponente e Levante a Giovinazzo”.
Mi pare, tuttavia, di poter dire, che è un caso più unico che raro, che la progettazione esecutiva di un’opera pubblica così particolare, oltre che di notevole valore economico, consistente nell‘espianto di tutti i tamerici e la loro sostituzione con altra specie arborea, sia stata eseguita dall’apparato comunale del 3° Settore. Informativa questa fornita dallo stesso dott. Depalo nel corso della riunione di Giunta del 17 ottobre 2024 in cui fu approvato il progetto stesso dal costo complessivo di € 340.000,00. Né si può fare a meno di annotare che, in precedenza, lo studio di fattibilità tecnico-economica dell’opera medesima, era stato redatto dall’ing. Marilena Bavaro, e che dopo l’approvazione di detta redazione preliminare da parte della Giunta (Delibera n.241 del 18.10.2023), il Dirigente della Unità, l’ing. Carrieri, ne aveva richiesto la stesura definitiva all’agronomo, dott. Giovanni Battista Guerra (D.D. del 12.04.2024).
Comunque, al di là di chi possa essere stato materialmente l’estensore del progetto esecutivo di cui si è data attuazione mediante appalto aggiudicato alla impresa IPOMAGI S.r.l. di Roma (D.D. n.15 del 06.02.2025 e rimodulata con altra DD. n. 120 del 31.07.2025 per un importo convenuto di € 237.470,54, Iva compresa), la scelta di piantumare sui lungomare il ficus australis sarebbe da attribuirsi ai funzionari della Direzione Tecnica (Ambiente e Lavori Pubblici) del Comune che ne hanno curato la procedura progettuale e concorsuale dell’appalto.
Dalla relazione tecnica, stesa da detti funzionari interni alla Struttura, datata 3.10.2024, si ricava, infatti, che: “a seguito di una indagine, condotta dagli stessi funzionari comunali, presso alcuni vivai presenti sul territorio è stata individuata e scelta la specie di FICUS AUSTRALIS in sostituzione dei Tamerici”.
Dunque, non sarebbe del tutto fuori luogo supporre che non ci sarebbe stata una appropriata perizia agronomica per selezionare la specie più adatta a quell’ambiente urbano sulla linea di costa su cui si estenderebbero i due lungomare. Salvo che non ci sarebbe stata una qualche indicazione da parte del dott. Guerra, in ragione di quell’incarico, in precedenza, attribuitogli dall’ing. Carrieri. Potrebbe essere stato un professionista o un altro consulente agronomo a suggerire la scelta del ficus australis, quale essenza più confacente alle particolari condizioni territoriali della nostra costa marina?
Allo stato delle cose, l’appalto è stato portato a termine e c’è stata anche la dichiarazione della regolare esecuzione del lavoro. Tant’è che l’ing. Carrieri ha provveduto a saldare il corrispettivo dovuto di € 237.470,54 all’impresa appaltatrice Ipomagi di Roma. Così pure ha liquidato, ai sensi dell’art. 45 del D.lgs. n. 36/2023, gli incentivi retributivi a favore dei funzionari e del personale del 3° Settore che hanno supportato i progettisti e l’unità del RUP e del DL in tutto il processo di programmazione e di procedimentalizzazione dell’appalto.
Va pure rappresentato che ai rilievi del movimento d’opposizione si obietta che la questione sollevata viene costantemente monitorata da consulenti agronomi e che l’opera della piantumazione è sottoposta a una sorta di garanzia vegetativa per il periodo di un anno, nel corso del quale dovrà essere interessata da trattamenti manutentivi allo scopo di poter conseguire il miglior attecchimento e sviluppo delle giovani piante.
Indicazioni di tal genere ho trovano nella relazione tecnica di accompagno al progetto esecutivo, al punto 3 della stessa, cui sono trascritte le prescrizioni necessarie circa la modalità di realizzazione dell’impianto e il relativo piano di manutenzione della nuova piantumazione. Non è dato, però, sapere se questi incombenti da addebitare a carico dell’appaltatore siano stati trascritti nel contratto di appalto, stipulato con la soc. Ipomagi, in modo da vincolarla a esperire ogni utile attività per il miglior attecchimento delle nuove piante e, perfino, a provvedere alla sostituzione degli alberi, nel caso non siano più vegeti allo scadere del periodo di garanzia.
Intanto, l’impresa appaltatrice è di Roma, e non sarebbe chiaro come potrebbe garantire dette azioni di manutenzione per l’attecchimento delle nuove piante, dopo essersi aggiudicata l’appalto con la riduzione del 28,747% sull’importo posto a base di gara di € 300.413,23. A meno che non si avvalga di una qualche azienda locale, magari la ditta ITALGARDEN S.r.l. di Gravina di Puglia, di cui si è servita per gran parte delle lavorazioni, ricorrendo all’istituto del sub-appalto, regolarmente assentito dall’ufficio appaltante.
Tuttavia, allo stato, il punto dell’aspro contrasto non ha a che vedere con l’attecchimento o meno delle nuove piante quanto, invece, se le stesse per le loro caratteristiche strutturali e per le dimensioni del loro previsto sviluppo organico possano rivelarsi abbastanza resistenti agli spruzzi di salsedine da cui vengono colpite durante le grosse mareggiate che si riversano, perfino, su tutto il litorale su cui corrono le corsie stradali. Tanto che le piante, date ormai in sofferenza, presentano la chioma spoglia, proprio nella parte esposta ai venti di mare, quando non è tutta “bruciata”, per essere stata colpita, a pieno, dal vento salato.
E non credo che questa causalità possa divenire una valida pretesa per richiedere la sostituzione degli alberi all’impresa appaltatrice, allo scadere del periodo di garanzia, qualora gli alberi non dovessero coprirsi del nuovo fogliame.
Dovrei, in conclusione, riconoscere che la politica sarebbe divenuta ormai arte della finzione. Ne sarebbe prova il taciuto risultato disastroso delle recenti piantumazioni in piazza Garibaldi, ove i giovani tigli, messi a dimora, in gran parte sono andati persi senza che sarebbe stata data una qualche spiegazione del grave inconveniente.
Né si può nascondere quanto poco sono durati gli undici robusti e folti lecci, posti ad arredo in Piazza Leichardt, nel corso del restyling operato dalla precedente Amministrazione Depalma. E, in quella piazza, non è andato perso il solo filare della prestante alberatura, per quanto rilevato formalmente dalla consulente agronoma, dott.ssa Maria DE SARIO, che, di conseguenza, ne ha suggerito l’espianto. E’ andato abbattuto, il filare dei corpi illuminanti, per la corrosione alla radice delle aste, sempre per effetto della salsedine che porta il vento sull’area, senza però, che si sia intervenuti per il ripristino dell’apparato di illuminazione. Diversamente è avvenuto con l’arredo arboreo, sostituito da altrettanti undici alberi di ficus. Questo intervento, però, attiene a un altro appalto portato a termine dalla Garden Design di Gravina di Puglia e che non ha a che fare con l’appalto della Ipomagi S.r.l. che ha comportato la ricostruzione arborea dei soli lungomare a levante e ponente
Giuseppe Maldarella














