A distanza di appena cinque anni dai lavori di ripristino radicale della veduta panoramica sul porticciolo di Giovinazzo, un tratto del parapetto di via Marina, all’altezza della stradina del Carmine, è stato recintato con una transenna legata con il solito nastro bianco-rosso della Polizia Urbana. La messa in sicurezza della rinnovata balaustra si è resa necessaria giacchè gli elementi tubolari che sono frapposti tra i due pilastri in pietra si sono estratti dal loro alloggiamento per cui è venuta meno, su quel tratto, la sicurezza dell’affaccio sul bacino portuale. Eppure tale inaspettato inconveniente non sembra sia stato causato da un qualche evento metereologico straordinario o da un atto vandalico. Il distacco dei tubolari dal pilastro in pietra pare sia dovuta a un originario non completo innesto degli stessi nella muratura cui dovrebbe essere stata ancorata la nuova balautra, messa in opera dopo un appalto, a dir poco contorto, alla impresa EdilGruosso S.r.l. di Potenza, nella primavera del 2018.
Val la pena ricordare che quel rifacimento del boulevard, fatto passare come manutenzione straordinaria della balaustra di via Marina, messo a punto tecnicamente dalla Struttura “Lavori Pubblici” del Comune, a firma del geometra Francesco Andriano, ebbe a sostituire il precedente progetto di recupero architettonico dell’antica muraglia, redatto dallo Sudio associato “Fernando e Riccardo Russo” di Bari e, perfino, aggiudicato per l’esecuzione, mediante procedura di gara, all’impresa Archeo&Restauri S.r.l. di Napoli.
Una vicenda, oltremodo, inspiegabile, sotto tutti i punti di vista, che diede luogo anche a un lungo contenzioso amminitrativo da parte dell’Archeo&Restauri contro il Comune che, soccombente, dovette sborsare, a titolo indennitario, l’impresa attorea per averle revocato l’affidamento del restyling architettonico.
Sembra prprio che una sorta di maledizione si sia abbattuta su quell’intervento, posto in programma già dall’Amministrazione Natalicchio, e che ha, peraltro, a riguardare l’immagine paesaggistica identitaria del borgo cittadino.
E, infatti, al di là delle vicisitudini anche giudiziarie che accompagnarono la travagliata e contrastata scelta progettuale dell’intervento e, pure, gli stessi intralci operativi che ne seguirono nella fase di esecuzione del lavori per la loro interferenza con alcune proprietà private lungo la strada, particolari inconvenienti sul risultato dell’opera si ebbero a rilevare, appena qualche mese dopo la tanto propagandata inaugurazione. Lungo il tracciato che lambisce la balaustra, infatti, su tutto il percorso, per volontà del Sindaco Depalma, fu installato un impianto di luci segnapasso, incassato a pavimento. Dopo qualche mese dalla consegna dei lavori, sul tratto iniziale della passeggiata fino al punto cui si è provveduto ad assicurare la ringhiera con la transenna, l’apparato di faretti non ha più funzionato, nè ci si è mai peritati di ripristinarne l’attivazione.
Che senso ha quell’impianto se, per la maggior parte della sua estensione, lo si tiene fuori uso e, forse, lo si è reso ormai inutilizzabile per omessa manutenzione?
Oggi, poi, si registrano i primi disinnesti dei tubolari dal pilastrino in pietra, nonostante siano stati corredati di borchie, sempre in metallo, che hanno perso la funzione di attacco alla pietra essendosi esaurita la presa del silicone, usato per tenere ancorati i tubolari in ferro. Dunque, sarebbe il caso che tutta quanta la ringhiera sia monitorata e messa sotto stretto controllo allo scopo di procedere a saldare nuovamente le borghie che fanno da blocco ai tubolari, perché non abbiano a verificarsi altri disancoraggi con grave rischio per chi si affaccia.
E, comunque, allo stato, la domanda è: quanto dura quella transenna, lì ancorata, prima che si trovi la maniera per eliminare quella grossolana difettosità strutturale?
Giuseppe Maldarella