Rinvenute in Inghilterra ville romane grazie a nuove tecniche di geofisica

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All’interno della tenuta di Attigham situata in Inghilterra, villa dotata di grande palazzo signorile del XVIII secolo e parco che si estende per 809 mila metri quadrati, sono stati rinvenuti i resti di due ville romane, la cui esistenza risultava ignota.
L’archeologa del National Trust Janine Young che ha condotto i lavori ha evidenziato l’importanza della scoperta del sito, che comprende, oltre alle due ville, molto simili ad altre ritrovate in tutta l’Inghilterra, delle fattorie, un cimitero antico e un crocevia di strade, a partire dal quale possiamo costruire una mappa della città.
In aggiunta, l’esperta ha dichiarato: “avevamo già visto resti interessanti di tali insediamenti nel corso degli anni, con prove che erano emerse da immagini aeree, indagini e scavi. Ma fino a ora, ciò che giaceva sotto la superficie del terreno non era mai stato completamente scoperto”. Grazie all’innovativa tecnica di geofisica utilizzata, chiamata magnetometria, è stato possibile rilevare lievi variazioni nei campi magnetici locali, operazione che ha consentito la mappatura di vasti territori in tempi brevi.
Le aree riportate alla luce dalla campagna di scavi offrono una visione integrata della vita e delle tecnologie adoperate in Britannia dai Romani. Ad esempio, le costruzioni erano corredate di ipocausti, ricercati sistemi di riscaldamento a pavimento, pareti dipinte, pavimenti a mosaico e bagni pubblici. Tali elementi suggeriscono il livello avanzato dell’ingegneria romana e l’influenza culturale che ebbero le conoscenze tecniche nella regione.
Proseguono, così, le straordinarie scoperte archeologiche in tutta Europa, che fanno riaffiorare un patrimonio incredibile: poco più di un anno fa, a Olney nel Regno Unito venivano interrotti i lavori di costruzione di un supermercato, a seguito del ritrovamento di un interessante insediamento romano, testimonianza del dominio dell’impero tra 43 d.C. e il 410 d.C. e risalente a un periodo compreso fra il II e il IV secolo d.C. Si auspica, pertanto, la continua messa in valore delle aree di interesse archeologico a fini non soltanto turistici, bensì soprattutto storico-culturali.

Maria Elide Lovero
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