L’antica Masseria San Domenico

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L’Ordine Domenicano è stato, nei secoli, sicuramente tra quelli più potenti e diffusi anche dalle nostre parti. Si registrava, infatti, la presenza domenicana a Giovinazzo e in tutte le vicine città, ad esempio Molfetta, Bitonto e Palo del Colle. In tutti questi centri, l’ordine disponeva di un convento con annessa chiesa, cui corrispondevano, ovviamente, anche importanti proprietà fondiarie, acquisite per conto dell’ordine o donate a questo dai fedeli.

A Palo del Colle, nello specifico, si possono individuare nell’entroterra le rovine di un vasto complesso rurale, la Masseria San Domenico per l’appunto, che rappresentano gli ultimi indizi della presenza dell’ordine tra le distese olivicole dell’agro.

Il complesso è di grandi dimensioni, racchiudendo una superficie delimitata da un muro di cinta per un totale di 40 metri per 25. La masseria risale presumibilmente al XVII secolo e, verosimilmente, doveva presentare un portale d’accesso alla proprietà, oggi non più esistente. A ridosso della strada sorge intatta, diversamente dal resto degli edifici, una cappella risalente al 1679, oggi meta dei ciclisti che si muovono nella zona.

Anche tale cappella era dedicata a San Domenico di Guzman, di cui originariamente doveva essere presente un affresco nella nicchia al di sopra dell’ingresso. Tale cappella è a navata unica e presenta una volta a botte.

La proprietà comprendeva un’ulteriore chiesa sopraelevata, cui si accedeva tramite una scala esterna: di questa chiesa rimane solo la parete esterna con tracce del campanile a vela. Pare che originariamente fossero presenti degli affreschi, di cui, però, non rimane traccia alcuna in seguito al crollo del soffitto. Anche in questo caso la struttura era a navata unica, né, però, si può ipotizzare o smentire la presenza di ulteriori cappelle laterali a causa del terribile stato dei luoghi.

Al piano terra, invece, si individuano i locali originariamente destinati alla produzione di derrate agricole e a deposito. Al piano superiore, accanto alla chiesetta, sorgevano i locali destinati ad abitazione. Alle spalle della proprietà, infine, sorgeva un ampio locale destinato ai capi di bestiame, di cui rimane una parete con una serie di mangiatoie. Doveva avere un aspetto del tutto simile all’ampio locale che si può osservare a Giovinazzo nei pressi del Casale di San Martino, anch’esso con un passato legato alla transumanza.

Dal libro “Il convento e la chiesa di San Domenico in Palo del Colle” di Sigismondo Mangialardi, risulta che la proprietà fondiaria constava di tre vigne di terra occupate dalla macchia mediterranea, 342 vigne incolte per pascoli e 362 vigne seminative. Il monastero, poi, disponeva di 860 animali tra pecore e capre, che erano di volta in volta affidati dietro corresponsione di un pagamento a manovalanza specializzata.

L’intera proprietà era stata accumulata tramite donazioni in cambio di messe alla memoria dei donanti. I terreni e, presumibilmente, la stessa masseria vennero alienati dopo il 1810, con la soppressione degli ordini monastici e la vendita dei beni che erano stati incamerati dal governo francese di Giuseppe Bonaparte. Dato lo stato dei luoghi, si immagina che fin da quel momento l’intera proprietà sia stata abbandonata.

Anche in questo caso, l’assenza di interventi a breve termine rischia di compromettere definitivamente l’esistenza stessa dell’antico edificio.

Giuseppe Mennea

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