ACLI: la povertà è un fenomeno costantemente in crescita

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Le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso passano da 5 milioni 316 mila a 5 milioni 673 mila (+ 357mila unità)

Il dato che suscita maggiore scandalo è quello relativo ai bambini e agli adolescenti: nel 2022 vive in condizioni di povertà il 13,4% dei minorenni.

Le cause? Forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 e il lavoro precario o le basse retribuzioni soprattutto in Puglia e nel Mezzogiorno

Vincenzo Purgatorio Presidente ACLI Puglia: sollecitiamo azioni governative per superare questa nuova emergenza

BARI, 20.11.2023 – I dati diffusi dal Rapporto 2023 su Povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas, confermano che la povertà è un fenomeno costantemente in crescita che non può essere più sottovalutato, che ci preoccupa e ci spinge a sollecitare azioni governative per superare questa nuova emergenza”. Le cause sono da ricercare nella forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 e il lavoro precario o le basse retribuzioni. Vincenzo Purgatorio, Presidente delle Acli di Puglia, lancia l’allarme sull’aggravamento di tante situazioni di svantaggio socio-economico, “che si pensava invece fossero per sempre superate”. Complessivamente, dal 2021 al 2022, le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso passano da 5 milioni 316 mila a 5 milioni 673 mila (+ 357mila unità) e l’incidenza sale da 9,1% al 9,7%. Se si considerano i nuclei, si contano 2 milioni 187mila famiglie in povertà assoluta, a fronte dei 2milioni 22mila famiglie del 2021. Complessivamente l’incremento delle condizioni di indigenza è da attribuirsi, attesta l’Istat, alla forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 (che ha raggiunto livelli record dalla metà degli anni ottanta), il cui impatto è risultato particolarmente elevato per le famiglie meno abbienti.

I dati pubblicati dalla Caritas sono in peggioramento in quanto vivono in povertà assoluta poco più di 2 milioni di famiglie, circa 5,6 milioni di individui, quasi un abitante su dieci aggiunge Purgatoriodati che ci impongono di intervenire e di sensibilizzare le forze di governo ad ogni livello perché si adottino gli strumenti necessari per contrastare questa nuova emergenza. Già nel giugno scorso, il rapporto Istat “Noi Italia”, aveva fatto registrare per la nostra regione, la Puglia, un dato molto preoccupante: era stato rilevato il 27,5%, prima in Italia per incidenza di povertà relativa, parametro che indica quelle famiglie con un reddito uguale o inferiore alla metà della media nazionale, che conferma la tendenza espressa con i dati della Caritas”. In Puglia i poveri per incidenza relativa sarebbero circa 1 milione, mentre i poveri assoluti circa 400mila. Ma il dato che suscita maggiore scandalo è quello relativo ai bambini e agli adolescenti: nel 2022 vive in condizioni di povertà il 13,4% dei minorenni. È una sconfitta per chi si trova direttamente coinvolto nella povertà, ma è soprattutto una sconfitta per l’intera società, che si trova a dover fare i conti con una grande perdita di capitale umano, sociale, relazionale che sta producendo a lungo andare gravi impatti anche sul piano economico.

Tutti abbiamo da perdere dalla presenza di oltre cinque milioni e seicentomila persone che in Italia, vivono in povertà assoluta con il 10-12% presente nelle regioni del Mezzogiorno. Tutti dobbiamo sentirci sconfitti di fronte a un milione e duecento mila minori in condizione di indigenza, costretti a rinunciare a tante opportunità di crescita, di salute, di integrazione sociale, e il cui futuro sarà indubbiamente compromesso. “Una delle causeosserva ancora il Presidente delle Acli Pugliaè sicuramente il lavoro precario e le basse retribuzioni soprattutto nel mezzogiorno ed in Puglia”. Il lavoro a tempo parziale, così come il lavoro precario o le basse retribuzioni possono essere alla base di alcune condizioni di povertà. In tal senso, l’Istat proprio per misurare il fenomeno dei working poors ha elaborato un indicatore che misura la percentuale di occupati a rischio povertà, che hanno cioè un reddito netto equivalente inferiore alla soglia relativa fissata al 60% della mediana della distribuzione del reddito nazionale. Su un totale di 23,3 milioni di occupati, risultano a rischio circa 2,7 milioni (l’11,5%). Il dato, stabile rispetto al 2021, appare leggermente migliorato rispetto al biennio 2017-2018 (12,2%) ma ancora molto lontano dai livelli minimi del 2005 (8,7%). Permangono anche su questo fronte, ampie differenze territoriali che dimostrano lo svantaggio del Mezzogiorno: mentre il Nord-Ovest, il Nord-Est e il Centro si collocano sotto la media nazionale, il Sud e le Isole presentano valori quasi doppi.

Non possiamo restare indifferenti rispetto alla crescita della povertà – conclude Vincenzo Purgatorio. – Insieme alla sede nazionale delle Acli abbiamo già sollevato questa nuova fragilità della società italiana ed invochiamo l’attenzione di tutte le componenti e soprattutto dei nostri governanti, affinchè sappiano assumere adeguati strumenti legislativi per contrastare questo nuovo fenomeno che è in crescita e che ci inquieta e ci interroga, prima come cittadini e poi come corpo intermedio, da sempre vicino alle classi più deboli della nostra società”.

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