L’Acciaieria Scianatico di Via Napoli: “collega” barese delle AFP

Storia parallela dello stabilimento siderurgico barese

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In un precedente articolo abbiamo già avuto modo di parlare dell’AFP di Giovinazzo: una fabbrica dall’enorme importanza storica per la nostra cittadina, e che può essere considerata come una sorta di fenomeno sociale, dato che quasi ogni famiglia aveva un componente lì impiegato. Ma lo stabilimento di Giovinazzo non era il solo a rientrare nella proprietà Scianatico, che pure disponeva di un altro grande sito nel vicino capoluogo, stabilimento che ha avuto un’esistenza leggermente più lunga rispetto al suo collega giovinazzese.

Lo stabilimento di Bari sorgeva e sorge tuttora in Via Napoli, a ridosso del vecchio mercato, nelle adiacenze del Porto Commerciale e della Caserma Briscese. Tale succursale fu denominata nel 1937 come “Società Gestioni Industrie Metallurgiche”.

Ebbe, ovviamente, una storia parallela a quella dello stabilimento giovinazzese: dapprima occupata nel Secondo Conflitto Mondiale dagli Alleati e trasformata in armeria, assurse a un ruolo di assoluto primato nel meridione negli anni del boom economico specialmente per la produzione di tubi in acciaio senza saldatura, sotto il nome di Acciaierie e Tubificio Meridionale (ATM). La massima capacità raggiunta fu quella di 4000 tonnellate l’anno, per un totale di 500 dipendenti.

Poi, negli anni ’90, il tracollo, in seguito alla saturazione del mercato internazionale dei tubi d’acciaio. Lo stabilimento barese chiuse i battenti tra il ’94 e il ’95, e la produzione si spostò in un ben più limitato opificio a Modugno.

Ad oggi quello che era un vanto della città di Bari giace abbandonato. I vasti capannoni conservano ancora tutti gli elementi dell’epoca, ad eccezione dei forni, che sono stati tutti smontati. È così che negli ambienti della vecchia industria, pian piano occupati dal verde spontaneo, si possono osservare i resti di un laminatoio, una cabina per il controllo delle attrezzature con ancora conservati i documenti relativi alle singole colate, le gru che spostavano i carichi direttamente dal soffitto dei capannoni e lunghi binari che permettevano il trasporto dei rottami dal porto all’industria e dei tubi lavorati dagli altiforni ai depositi.

Completamente accessibili anche tutti gli ambienti riservati ai dipendenti, dagli spogliatoi alle aree comuni. Anche negli uffici continuano a rimanere incustoditi faldoni e faldoni di documenti relativi alle produzioni.

Sicuramente, però, l’elemento caratteristico dell’intera area è proprio la grande ciminiera, che si impone sullo skyline di Bari affiancando, idealmente, il pilone del vicino Ponte Adriatico.

Pochi anni fa, inoltre, le ATM balzarono agli onori della cronaca per un evento tragico: il ritrovamento del cadavere di una donna senza fissa dimora di origini polacche che era stata ridotta in schiavitù dall’ex. Fortunatamente, la vicenda si è recentemente risolta con la condanna del colpevole.

Giuseppe Mennea

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