Torna a Monopoli il PhEST – Festival internazionale di fotografia e arte

Consueto evento giunto alla sua ottava edizione

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Il primo settembre scorso, a Monopoli, si è rinnovato l’appuntamento col il PhEST, l’ormai consueto festival internazionale di fotografia e arte, che proseguirà fino al prossimo primo novembre, animando i luoghi del centro storico della cittadina. Nelle suggestive location offerte dal borgo, tra le quali spicca senz’altro Palazzo Palmieri, l’ottava edizione del festival affronterà il tema “essere umani”, indagando la rappresentazione dell’uomo e delle sue relazioni con l’ambiente circostante.

I nodi principali del festival, oltre al suddetto Palazzo Palmieri, fulcro dell’intero evento, comprendono anche il Castello di Carlo V, la Casa Santa, la Chiesa dei SS Pietro e Paolo e Palazzo Martinelli; questi luoghi saranno idealmente collegati fra loro mediante la disposizione di alcune opere nelle vie principali del centro storico, fino al belvedere di Cala Porta Vecchia.

Sicuramente, tra le presenze più importanti vi è quella di Jan Fabre, celebre artista visivo belga, con l’installazione nel cortile di Palazzo Palmieri dell’opera “L’uomo che misura le nuvole”: la statua in bronzo raffigura un uomo, in piedi su una scala da biblioteca, nell’atto di misurare con una riga da geometra gli oggetti celesti. Ciò simboleggia il costante confronto che l’uomo deve sopportare rispetto alla realtà che lo circonda, fatta di aspetti invisibili e mutevoli.

Interessanti anche gli spunti forniti dalla collezione “Mother” di Lisa Sorgini, che indaga il rapporto tra madri e figli negli istanti precedenti e immediatamente successivi alla nascita. Si segnalano anche “Alice and Martha” di Sian Davey e “Children of the labyrinth” di Marieke van der Velden e Philip Brink: in queste due serie di fotografie si analizza rispettivamente il rapporto tra due sorelle, una delle quali affetta dalla sindrome di Down, e le storie di vita quotidiana di alcuni sfollati di diversa provenienza geografica.

Glauco Canalis, invece, con il suo “The darker the night, the brighter the stars”, si immerge nel rione Torretta di Napoli, documentando come un’antica tradizione pagana, adottata dalla religione cristiana come cippo di Sant’Antonio, sia stata poi fatta propria da gruppi di ragazzi dai sei ai sedici anni che replicano gli atteggiamenti territoriali della criminalità organizzata, sfidandosi a rubare alberi di Natale col viso coperto da un passamontagna.

Non manca, poi, un riferimento al tema attuale dell’intelligenza artificiale, con la collezione “Another America” di Phillip Toledano che presenta una serie di immagini realizzate da un’IA accompagnate da narrazioni fantasiose degli eventi paradossali presentati. L’idea è quella di dimostrare come pian piano negli USA (ma probabilmente è un problema anche italiano) la verità stia scomparendo, attaccata da teorie cospirative più o meno verosimili: in quest’ottica, l’IA è l’ultima fase del processo, proprio perché per la somiglianza delle sue creazioni al vero finisce per sostituirsi, agli occhi di molti, alla realtà stessa.

Sarà possibile ammirare queste e altre opere dal martedì al venerdì, ore 10-13/17-21, e sabato e domenica, ore 10-13/17-22; lunedì chiuso. Il costo del biglietto intero è di dieci euro, ma esistono numerose possibilità per la riduzione; maggiori informazioni sul sito dell’evento.

Giuseppe Mennea

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