Ucciso dai fascisti, Don Minzoni sarà presto Servo di Dio

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Dopo cento anni dal martirio di don Giovanni Minzoni, ucciso in un assalto fascista la sera del 23 agosto 1923, il 7 ottobre sarà aperta l’inchiesta diocesana per la sua causa di beatificazione. L’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi ha celebrato una messa nel Duomo di San Nicolò ad Argenta, in provincia di Ferrara, per commemorare il sacerdote definendolo “un amico di Cristo, mai servo di idoli e ideologie, ma fratello dei più piccoli, attento a costruire un mondo dove tutti sono fratelli”.

Il messaggio dell’inizio del processo di beatificazione, dato da monsignor Ghizzoni al fine della Messa, è stato accolto da un applauso dell’assemblea. “Un parroco missionario tra i ragazzi e i giovani è un grande esempio per noi oggi”, ha commentato il presule.

Al termine il presidente della Cei ha sistemato una corona di fiori sul luogo del martirio di don Minzoni.

Don Giovanni Minzoni è nato a Ravenna il 29 giugno 1885 e morto ad Argenta il 23 agosto 1923. Medaglia d’argento al valore militare durante il periodo da cappellano nel corso della prima guerra mondiale e vicino alle posizioni cristiano-sociali del partito popolare, fu da sempre oppositore del fascismo, e non mancò di mostrare la sua contrarietà e opposizione al nuovo regime che si venne instaurando in Italia nel 1922. La sera del 23 agosto 1923, intorno alle 22:30, mentre stava rientrando in canonica in compagnia del giovane parrocchiano Enrico Bondanelli, don Minzoni fu aggredito da due squadristi di Casumaro, Giorgio Molinari e Vittore Casoni, facenti capo al futuro Console della milizia Italo Balbo: fu da costoro colpito alle spalle con sassi e bastoni con una violenza tale da provocargli la frattura delle ossa del cranio. Il giovane Bondanelli, percosso a sua volta e ferito, dovette abbandonare ogni difesa, mentre gli aggressori si allontanavano velocemente. Il sacerdote riuscì in un primo momento a rialzarsi e, nonostante il forte dolore, fece qualche passo ma cadde sulle ginocchia. Bondanelli, con grande difficoltà, lo aiutò ad arrivare a casa, dove alcuni paesani lo trasportarono di peso nel suo letto, data ormai la sua impossibilità di camminare. Fu visitato da un dottore, ma le condizioni del sacerdote erano gravissime. Morì intorno a mezzanotte, circondato dai parrocchiani che erano accorsi per prestargli aiuto. Poco prima della morte don Minzoni aveva scritto: «a cuore aperto, con la preghiera che mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte per il trionfo della causa di Cristo».

Antonio Calisi

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