La primavera nel cinema con Éric Rohmer

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La regista Sofia Coppola ci ha augurato buona primavera pubblicando su Instagram uno scatto dietro le quinte del suo “Lost in Translation” che ritrae Bill Murray, il protagonista, sotto un mandorlo in fiore, simbolo del Giappone, dov’è stato tra l’altro girato il film del 2003.

Negli anni Novanta, quando nessuno avrebbe mai immaginato neppure l’esistenza dei social, il regista francese Éric Rohmer inizia il ciclo “Contes des quatre saisons” (Racconti delle quattro stagioni). Il filo conduttore tra i “racconti” sono le relazioni umane, dall’amore all’amicizia al rapporto genitore-figlio, trattati da un punto di vista quasi filosofico. Il primo film – del 1990 – è dedicato proprio alla primavera.

“Conte de printemps” (Racconto di primavera) vede come protagonista Jeanne, una giovane insegnante che, a una festa dove non conosce nessuno, lega con una ragazzina, Natascha, con cui entra subito in confidenza. Quella sera Jeanne non ha un posto dove passare la notte poiché ha lasciato che sua cugina restasse a casa sua con la sua nuova fiamma. Natascha, che vive col padre divorziato e sempre in viaggio, si offre di ospitarla a casa sua e lei accetta. Col tempo le due divengono sempre più amiche, tanto che Natascha non le nasconde la sua antipatia nei confronti della nuova compagna del padre Igor e il desiderio di vedere con lui la stessa Jeanne. Le due si recano nella casa di famiglia di Natascha a Fontainebleu per assistere allo sbocciare della primavera in campagna. Qui, con un pretesto di Natascha, Jeanne e Igor rimangono soli e tra loro si avverte una certa tensione erotica che sfocia in un bacio. Ma la donna fugge via intimidita e torna a Parigi.

Immagine di copertina dal film da MUBI

I temi ricorrenti nei film di Rohmer sono gli incontri casuali, il mistero che ruota intorno ai sentimenti e ai rapporti amorosi, la seduzione. Le pellicole da lui firmate non esigono un gran dispendio: l’equipe con cui lavora sul set è ridotta perché teme che possa influenzare i suoi tentativi di sperimentazione. La scenografia è minima, le scene ritraggono paesaggi urbani trafficati di città francesi o naturali in provincia. Gli attori sembrano quasi recitare improvvisando, ma con naturalezza, non con impaccio e non per mancanza di una buona sceneggiatura.

Sofia Fasano

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