Il film “Signori, il delitto è servito”: tutti morti dal ridere

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È possibile ridere sulla scena di un crimine? Certamente, se si tratta del film “Signori, il delitto è servito” (titolo adattato dall’inglese “Clue”), ispirato al notissimo gioco di società “Cluedo”, che da generazioni appassiona persone di tutte le età.
Per gli amanti del gioco, dunque, urge la visione della pellicola, caposaldo del genere comico-noir e rielaborazione dei più grandi tópoi dei romanzi gialli, fra cui spicca la ripresa lineare nell’incipit del capolavoro “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie, e di precedenti opere cinematografiche come “Invito a cena con delitto” del 1976.
Il film, diretto da Jonathan Lynn, uscì nelle sale statunitensi nel 1985; in una ambientazione anni ’50, racconta dell’incontro fra un gruppo di sei persone, l’una assolutamente ignota all’altra, a seguito dell’invito a cena in un lussuoso castello in stile gotico da parte di un anfitrione tanto potente da ricattare ciascuno di loro. Accolti dal maggiordomo, che li affiancherà in ogni avventura e darà prova di eccellenti doti investigative, ha inizio una cena ricca di note bizzarre che culmina nell’omicidio del padrone di casa, cui faranno seguito altri quattro delitti ai confini dell’assurdo.

Gli invitati, dotati tutti di un’arma (le medesime presenti nel gioco), hanno, ognuno a suo modo, un’ottima ragione per desiderare la morte del ricattatore: la ciarliera signora Peacock, la vedova White, il professor Plum (interpretato da Christopher Lloyd, bislacco scienziato in “Ritorno al futuro”), il funzionario statale Mr. Green, il colonnello Mustard e la losca Miss Scarlet sono invischiati in faccende poco chiare di denaro, potere e sesso e nascondono, infatti, segreti inconfessabili. Nel susseguirsi di peripezie, la verità, nascosta sotto un cumulo di menzogne, verrà rivelata negli ultimi fotogrammi del film da un personaggio cardine che sino a quel momento aveva celato la sua reale identità e che otterrà, in tal maniera, un decisivo riscatto. Valgono la visione del film già soltanto le tanto icastiche quanto grottesche scene di panico dei personaggi, atterriti più che dagli omicidi, dalla possibilità di vedere le loro vite e carriere rovinate da qualche “innocente” scandalo.

                                                                                                                                Maria Elide Lovero

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