“Mare fuori”: le storie, i sogni, il coraggio e la voglia di riscatto di un gruppo di giovani detenuti

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“Mare Fuori” è una serie TV targata RAI che negli ultimi anni ha registrato un’esponenziale notorietà.
Arrivata , oramai, alla terza stagione, appena sbarcata sulla piattaforma digitale Rai, questa fiction è diventata col tempo un vero e proprio fenomeno culturale, specie in virtù delle tematiche trattate ,permeate da un profuso senso di disagio sociale.
Prendendo vita da un’idea di Cristiana Farina e dalla produzione di Rai Fiction e Picomedia, “Mare Fuori” tratteggia le vicende di ragazzi e ragazze detenuti presso l’Istituto Penitenziario Minorile, i cui drammi adolescenziali si intersecano inequivocabilmente con le vite del personale e con futuri tanto certi quanto insondabili.
Liberamente ispirato al carcere di Nisida, presso il quale, peraltro, gli attori hanno avuto la possibilità di sperimentare alcune esperienze dirette con i detenuti, la serie TV si muove in un ambiente paradossalmente caro ed ostile agli stessi protagonisti: l’ossimorica Napoli, luogo di insidie e di tradizioni, di mafia e di giustizia, di vandalismo e di passioni sfrenate.
È qui che i protagonisti cercano di lacerare il velo dell’ignoranza di chi è all’esterno: guardano speranzosi al futuro, sebbene nella sua labilità, spesso e volentieri consci del loro stesso errore, con un’unica ferma certezza, che ci sta “o mar for”, emblema di una propensione verso l’altrove, sicuro e stabile.
Così i personaggi sono tutte vittima di un amplio retaggio che li rende l’uno la faccia complementare dell’altro, rappresentando realtà interconnesse ed unitarie , nella loro stessa frammentarietà: Carmine, detto sarcasticamente “O Piecuro”, il quale cerca di sfuggire da una vita che non gli si confà, distaccandosi dal cognome mafioso che porta , e nutrendo vane speranze di cambiamento; Filippo, giovanotto milanese, vittima dell’egoismo dei suoi stessi amici, che l’hanno tradito addossandogli la colpa di un’inaspettata sciagura; Naditza, una zingara che guarda all’IPM con gli occhi di chi non sa distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, semplicemente perché nessuno gliel’ha mai insegnato; Ciro ed Edoardo, vittime di un sistema corrotto e dissoluto che incombe incessantemente su di loro, al quale non possono opporsi quanto più conformarsi poiché li rassicura, conferendo loro un’identità ; Pino, anima irrequieta ed impulsiva, che non riesce a venire a capo di quel violento caos che lo turba internamente; Gemma , ragazza udinese schiava di un amore tossico, dipendente, che si manifesta come una furia punitiva e costante; Viola, l’antagonista per eccellenza, per la quale non si può provare che compassione sebbene nel suo sadismo di facciata, derivante da una condizione di forte disagio psicologico; Cardio Trap, ovvero Gianni, giovinetto dal grande talento musicale, nei cui brani traspaiono le ingiustizie subite e le emozioni che animano il suo estro poetico; Gaetano, “O Pirucchio”, che lotta strenuamente per essere accettato dalla parte peggiore della società; Silvia, vittima di un reato che non le appartiene, è il simbolo di come , spesso e volentieri, il binomio fiducia- amore sia destinato ad una prigionia tanto fisica quanto esistenziale ; Kubra, alla continua ricerca di una spalla forte su cui piangere, congelata in una vita all’insegna di contraddizioni e mancanza di alternative.
Le vicende si sposano verosimilmente con le decisioni oculate della nuova direttrice, Paola Vinci, interpretata da Carolina Crescentini, la quale si prepone come fine ultimo la volontà di dare una possibilità a chi una voce propria non la ha , stagliandosi come una figura quanto più materna possibile su chi non solo non ha famiglia, ma nemmeno valori e speranze in cui credere.
È a ciò che si deve la rinomata fama di “Marie Fuori”: è la mera espressione di una fattualità ripudiata, ma onnipresente, di una prospettiva alimentata dal riscatto e dal cambiamento, dall’ integrazione sociale che, ormai troppo spesso, è negata in virtù di un’erronea convinzione che condanna l’individuo al proprio sbaglio, quasi come fosse un perpetuo atto punitivo.
“Mare Fuori” deve, dunque, il proprio successo mediatico alla rappresentazione di una realtà degradata, che prende vita grazie a giovani talenti attoriali e a musiche ritmate, che hanno permesso il rinnovo di ben altre tre stagioni, ancora prima dell’uscita della recente terza.

Il cast della terza stagione

Raffaello Quarto

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