Racconti dalla Puglia abbandonata – Il sistema delle grotte di Bisceglie

Un itinerario tra le cavità carsiche della vicina città di Bisceglie

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Il paesaggio della nostra regione è fortemente caratterizzato da particolari formazioni rocciose che si riferiscono al fenomeno del carsismo. Basti pensare al pulo di Molfetta, o a quello di Altamura, ma anche alla conformazione della città di Gravina o ai canyon di Laterza, vicino Taranto. Aree naturali che caratterizzano in modo rilevante le nostre città, spesso con viste mozzafiato su paesaggi rurali, oltre a rappresentare importanti aree dal punto di vista storico e archeologico per i molti reperti di epoca preistorica.

Numerose testimonianze di questo genere si possono riscontrare anche a Bisceglie, il cui territorio è caratterizzato dallo scorrere del torrente Le Lame, che nel corso dei millenni ne ha modificato la conformazione, andando a scavare una serie di grotte e lame abitate fin dal Paleolitico. È il caso della celebre Grotta di Santa Croce, dove nel 1955 fu rinvenuto un femore di Neanderthal, e della meno famosa Grotta del Finestrino.

I due siti si trovano a poca distanza l’uno dall’altro, nella zona dell’agro che dà verso Corato: più nello specifico, partendo da Corato, si trova prima la Grotta di Santa Croce, nella contrada omonima, e poi quella del Finestrino, in contrada Matina degli Staffi.

Il sito di Santa Croce è quello storicamente più importante. Fu abitato fin dal neolitico antico: a testimonianza di ciò, il rinvenimento nel corso delle varie campagne di scavo di ben 5000 reperti tra pezzi di pietra lavorata, crete, schegge di ossa di vari animali preistorici. I primi studi sull’area risalgono agli anni ’30, quando l’archeologo Francesco Saverio Majellaro segnalò l’importanza della grotta alla Regia Soprintendenza alle Opere di Antichità e d’Arte della Puglia. Il ritrovamento più importante è, come detto quello del 1955, che riguardò il femore di Neanderthal: esso rappresenta il primo reperto di osso lungo di una specie antropomorfa rinvenuto in Italia. Nell’ingresso della grotta furono, inoltre, rinvenute alcune croci, segno del passaggio dei primi cristiani per questi luoghi e del soggiorno di alcuni padri bizantini. La grotta si sviluppa per una lunghezza totale di un centinaio di metri, con altezze comprese tra i 10 e i 12 metri. Il sito è attualmente gestito dal gruppo scout di Bisceglie e recentemente è stato riaperto al pubblico dopo una decina di anni di chiusura, a causa di lavori di consolidamento.

Passiamo ora ad analizzare la meno celebre Grotta del Finestrino. Essa si trova in una lama molto scenografica, percorsa nella sua totalità dal torrente Le Lame. La strada per accedervi è stretta e tortuosa, finché non raggiunge la base del canyon dove, sulla destra, è presente un sentiero che conduce alla grotta. Fino a qualche tempo fa era, tra le altre cose, presente un piccolo ponte di legno che conduceva direttamente al sito. Prima della grotta è possibile intravedere una croce in pietra, circondata da una bellissima ringhiera in ferro battuto, eretta dalla famiglia Squeo. L’accesso alla grotta è reso impervio dalla folta vegetazione: si giunge, dopo pochi metri, a un’alta parete rocciosa che, man mano che scende verso il basso, si apre nella grotta vera e propria. La grotta in sé non è comunque visibile esternamente, in quanto nei secoli l’uomo ha ricavato un ambiente, separato dall’esterno con un muro in pietra a secco, da destinare a usi agricoli (e che per certi versi ricorda quasi un trullo). L’ambiente interno è molto angusto: sulla destra si apre un lungo cunicolo che congiunge la grotta a un ambiente sopraelevato della parete rocciosa.

Nell’area è, infine, presente una terza grotta, denominata “delle due crocette”: essa è per conformazione simile a quella di Santa Croce, in quanto si sviluppa per una lunghezza complessiva di trenta metri e con ambienti interni più ampi di quelli della Grotta del Finestrino; la particolarità di questa grotta è la presenza di alcuni simboli cristiani realizzati sulla parete dell’anfratto.

A differenza delle Grotte di Santa Croce, gli altri siti non sono attualmente serviti, anche se più volte si è pensato di costituire un parco naturale che si ricongiungesse nell’entroterra con il Parco dell’Alta Murgia e arrivasse fino al mare, inglobando l’area di Ripalta e del Pantano.

Giuseppe Mennea

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