Orazio Saracino firma la musica di un cortometraggio straniero

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Orazio Saracino presto firmerà la colonna sonora per un cortometraggio straniero con un cast molto importante. Un sogno che si realizza per il pianista, autore e compositore giovinazzese, ma soprattutto il punto d’arrivo di un percorso di studi che ha impreziosito la sua passione per le colonne filmiche con le competenze settoriali adatte.
Nel 2020 la collaborazione alla colonna sonora per il cortometraggio “I gemelli” diretto dal regista barese Rocco Anelli e firmato da Draka Production Srl. Poi l’anno scorso il passaggio fondamentale: il completamento del master in composizione di colonne sonore a Lecce a coronamento degli studi già intrapresi ed ultimati presso il Conservatorio barese. Quindi la collaborazione nella scorsa estate al documentario sul Teatro degli Arcimboldi di Milano. E in questi giorni finalmente la grande occasione.
«Mi hanno contattato qualche giorno fa – racconta Saracino– per la colonna sonora di questo cortometraggio estero. Al momento purtroppo non posso dirvi di più, ma il regista spagnolo si è avvalso di un cast molto importante. Tra gli interpreti c’è anche un’attrice protagonista di una serie molto seguita di Netflix».

Quale la maggiore difficoltà in questa nuova veste?
«Arginare la propria creatività adeguandola alle richieste del regista è senza dubbio l’aspetto più difficile. Comporre le musiche filmiche è molto diverso dallo scrivere musica per il proprio disco, come mi è capitato per “Vivere piano” o “IncontroTempo Suite”. Nel caso delle colonne filmiche non si può seguire solo il proprio estro, ma occorre incanalare la creatività tenendo conto delle esigenze del regista, della trama, di una particolare scena, degli stessi attori».

Come si riesce a far questo?
«È fondamentale partire dalla sceneggiatura per arrivare solo in seguito agli aspetti più propri e più tecnici della musica. Interpretare le richieste del regista con una corretta lettura musicale, entrare nei meccanismi del film, capirne anche gli aspetti psicologici sottesi. Farlo proprio senza andare mai oltre la funzione della colonna sonora. La musica in questo caso deve essere un ingranaggio perfettamente incastrato negli automatismi del film».

Adesso sta muovendo i primi passi importanti in questo mondo ma se potesse scegliere, con quale regista le piacerebbe collaborare?
«Adoro Paolo Sorrentino ma nei suoi film, compresa la sua ultima pellicola “È stata la mano di Dio”, la musica è totalmente assente e, nei pochi momenti in cui c’è, è quasi sempre già edita. Una situazione non certamente ideale per un compositore. Sarebbe auspicabile una collaborazione come quella tra Studio Ghibli e il maestro Joe Hisaishi. Nei loro film, come quelli diretti da Hayao Miyazaki, le colonne sonore costituiscono un fattore centrale e rimangono altrettanto efficaci anche al di fuori del contesto filmico».

La sua colonna sonora preferita?
«Mi piacciono molto le musiche dei film d’animazione giapponese proprio di Hisaishi, senza dimenticare i grandi compositori italiani: primo fra tutti Ennio Morricone. In questi giorni andrò al cinema per vedere il documentario realizzato su di lui da Giuseppe Tornatore. La mia colonna sonora preferita è quella del “Nuovo Cinema Paradiso”, anche se le musiche di Morricone sono tutte straordinariamente belle. Anni fa ho assistito a un suo concerto a Roma ed ho provato un’emozione che non dimenticherò mai».

E d’altronde il mondo delle pellicole cinematografiche è da sempre la patria dei sognatori: quale modo migliore per inseguire le proprie ambizioni?

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