A GIOVINAZZO LA NUOVA COSTRUZIONE DEL CENTRO POLIFUNZIONALE ASL È DIVENTATA CASA DELLA SALUTE E, DA ULTIMO, CASA DI COMUNITÀ

L’EDIFICIO COSTRUITO DALL’ASL/BA SUL SUOLO DELL’EX CENTRO CIVICO, È REGOLARE DAL PUNTO DI VISTA URBANISTICO? E CHI NE DIVIENE PROPRIETARIO DEL NUOVO IMMOBILE?

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Era il 20 luglio 2016 quando tra il Comune di Giovinazzo, nella persona del Sindaco Depalma, e la Sede provinciale dell’ASL, allora diretta dal dott. Vito Mantovano, si stipulava il protocollo d’intesa con cui si conveniva la cessione trentennale all’ASL di Bari della proprietà superficiaria dell’edificio comunale, destinato a Centro civico, mai portato ad ultimazione, nella maglia PEEP -L. n.167/1962- in Zona B.3 del PRGC. Scopo dell’operazione immobiliare era appunto quello di consentire all’ASL di accorpare in quel sito tutti i servizi sanitari dislocati in ambito locale e distrettuale, dopo averlo ristrutturato e ampliato, potendo attingere al finanziamento di ben 5 milioni di Euro, erogati dalla Regione sui fondi P.O. FESR 2014-2020. L’accordo poi veniva trasfuso in un atto pubblico con rogito del notaio, dott.ssa Anna Maria Ferrucci, in data 29 gennaio 2018 (prot.n.1147/2018), cui, tra l’altro, l’ASL si impegnava a dare compimento e funzionalità alla sua nuova sede polivalente di prestazioni medico-sanitarie entro 36 mesi dalla stipula dell’atto medesimo e cioè entro gennaio 2021. E, infatti, premeva al Sindaco Depalma che l’ASL vi trasferisse quanto prima i propri uffici, allocati presso l’ex Colonia Marina (la ex GIL di epoca fascista), in località “La Cappella”, per poter accordarsi con gli organi politici regionali circa la retrocessione al Comune di quell’immobile, lungo la riviera di levante, entrato nella patrimonialità indisponibile della Regione.

Allo stato attuale la costruzione, edificata ex novo dalle fondamenta, dopo la demolizione del fabbricato del Centro Civico, proprietà indisponibile comunale, sembra essere stata ultimata solo da poco, a distanza di oltre quattro anni dal termine di fine lavori, fissato con il rogito notarile (gennaio 2021). Non c’è più traccia del cantiere che sembra essere stato del tutto smantellato dall’impresa edile, subentrata alla prima aggiudicataria dell’appalto (D.D. ASL n. 1373 del 8.02.2023), che, stranamente, accettò il subentro mantenendo il ribasso d’asta del 30,25% sulla parte economica dell’importo delle opere messe all’incanto, già precedentemente offerto dalla impresa vincitrice. Non si ha notizia, tuttavia, nonostante la Direzione Gestione Tecnica dell’ASL abbia contrattualizzato le forniture delle utenze dei vari servizi, se si sia approntata la Segnalazione Certificata di Agibilità (SCA -art. 24 DPR n.380/2001-) per il necessario riconoscimento di conformità e funzionalità della nuova costruzione che si è sviluppata, progressivamente, su ben quatto piani fuori terra e due seminterrati, quest’ultimi destinati a archivi, depositi, ad apparati termici e riserve idriche. Un adempimento tecnico quest’ultimo della agibilità dell’impianto che, penso, si presenti di una certa problematicità, considerato che quanto edificato non sembra essere del tutto conforme al titolo edilizio rilasciato dall’Ufficio SUE del Comune, in data 16 marzo 2021, su richiesta dell’ing. Nicola SANSOLINI, già dirigente dell’AGT dell’ASL che ebbe a soprintendere alla progettazione e presentarla al Comune in data 11 giugno 2020.

Un procedimento di edilizia pubblica, dunque, che si ravvisa essere stato non solo molto lungo e travagliato ma accidentato da tutta una serie di complicanze tecnico-progettuali e amministrativo-contrattuali con l’originaria impresa appaltatrice, ma anche compromesso da vicende giudiziarie che hanno investito il funzionario con il ruolo di RUP e DL dell’Area Gestione Tecnica dell’ASL medesima, impegnato nell’operazione, sin dall’inizio, con la verifica di fattibilità del piano costruttivo convenuto tra le parti e l’approntamento progettuale dell’opera. Tant’è che, di recente, è stato sostituito con l’ing. Vincenzo DIMATTEO (D.D.G ASL n.2644 del 12.12.2024) cui è stato affiancato, perfino, un legale, l’Avv. V. Aurelio PAPPALEPORE, con l’incarico di supporto al RUP (D.D. dell’ASL n.3501 del 24.04.2025).

E, di fatti, da una ricognizione, ancorché superficiale, del complesso procedimento decisionale e di fabbricazione dell’infrastruttura, si evince chiaramente che la progettazione iniziale dell’opera edilizia sia partita con l’identificarsi come “Lavori di completamento della struttura polifunzionale di Giovinazzo per la localizzazione accorpata dei servizi distrettuali e dipartimentali dell’ASL/Ba”.  Né poteva essere altrimenti dal momento che l’accordo intercorso tra il Comune e l’ASL era imperniato sulla cessione superficiaria della fabbrica ex Centro Civico e, quindi, di un suo riutilizzo e relativo adeguamento infrastrutturale alla nuova destinazione d’uso come sede centralizzata di tutti i servizi socio-sanitari sparsi su più postazioni. Poi, in fase di progettazione esecutiva, come da decisione dalla Direzione Generale dell’ASL, adottata con D.D.G. n.960 del 17.07.2020, la struttura viene a identificarsi operativamente e funzionalmente come “Nuova Realizzazione della Casa della Salute in Giovinazzo (Ba)” con una spesa complessiva di € 5.600.000,00 che già superava il contributo finanziario concesso dalla Regione.

E, in tali termini di esecuzione e condizioni economiche dei relativi costi complessivi, pari a 5.600.000,00 Euro, i lavori di costruzione della Casa della Salute furono appaltati con provvedimento della Direzione dell’ASL in data 31.12.2020, con l’indicazione identificativa CUP: D77H18001460006.

E, ancora, in fase di esecuzione del nuovo edificio, l’ASL è intervenuta, a più riprese, con l’approvazione di ben tre varianti in corso d’opera, sempre senza modificare il costo finale dell’intervento, rimasto inalterato a € 5.600.000,00. La prima di dette varianti, decisa dalla Direzione dell’ASL con D.D. n.3280 dell’1.04.2022, un anno dopo la stipula del contratto di appalto con l’impresa prima aggiudicataria, è la più importante, al punto che ha portato a modificare sostanzialmente la costruzione con un aumento significativo della volumetria e della linea architettonica del fabbricato, perché lo si è sopraelevato di un piano in più, il quarto.

E non è tutto.

Con apposita delibera n.501 dell’8.03.2024, dell’allora Direttore Generale dell’Azienda sanitaria, dott. Antonio SANGUEDOLCE, fu approvato il progetto esecutivo per i “LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE PER LA REALIZZAZIONE DELLA CASA DI COMUNITA’ DI GIOVINAZZO”, redatto dalla società F-PROJECT s.r.l. e convalidato dalla società specializzata NORMATEMPO ITALIA s.r.l. dal costo complessivo di € 1.817.969,00 da finanziare, questa volta, con le risorse a disposizione del PNRR-Missione 6 “Salute”. Trattasi, dunque, di un ulteriore intervento edilizio, in aggiunta al precedente, per una spesa di non poco conto, che si è sovrapposto al primo appalto, già titolato, come sopra indicato: “Nuova realizzazione della Casa della Salute”. E ciò induce a pensare che la fabbricazione in corso abbisognasse di una serie di adeguamenti edilizi, impiantistici e tecnologici per poter funzionare come Casa di Comunità, secondo lo schema organizzativo e di esercizio definito dal D.M. n.77 del 2022, potendo attingere dai fondi del PNRR, messi a disposizione dalla Regione in ordine alla Missione 6 –Salute-.

Tant’è che per l’attivazione di questi ulteriori lavori, a completamento, se così si può dire, di quelli già in fase di realizzazione con il precedente appalto di 5.600.000,00 Euro, l’intervento è qualificato con codice identificativo, CUP: D75F2200047006; ed è sottoposto alla direzione procedimentale di un altro RUP, l’ing. Leonardo PRENCIPE che ne cura l’adempimento contrattuale, in tutte le sue articolazioni di forniture, del valore di 1.817.969,00 di Euro.

Come i due interventi siano concatenati e, comunque, come si siano coordinati nel corso delle rispettivi riadattamenti edilizi e di impiantistica non è dato di conoscere.

Di sicuro c’è che l’originario progetto, per come approvato dal Comune con il permesso a costruire rilasciato, ormai, quattro anni or sono, ha subito una serie di rimodulazioni infrastrutturali all’insaputa, credo, della Direzione Urbanistica comunale. Non è dato, infatti, al momento, poter registrare, in merito a tutta quanta l’evoluzione che l’accordo Comune/ASL-Ba ha subito, in concreto, nel tempo, alcuna presa di posizione ufficiale da parte dell’Organo di governo cittadino né, tanto meno, della Direzione Urbanistica del Comune.

Non si può, tuttavia, ignorare che il previsto intervento edilizio sulla fabbrica a grezzo dell’ex Centro Civico per un suo recupero ed adeguamento funzionale a Polo unico dei servizi sanitari ASL si sia, invece, trasformato in una soluzione edificatoria articolata su più livelli, per poter essere modulata a Casa di Comunità, secondo i canoni del D.M. n.77/2022.  Né si può non avere a considerare quale possa essere l’impatto ambientale di questa nuova edificazione in una zona di edilizia popolare e, soprattutto, il carico urbanistico che si riverbera su un territorio abitativo saturo. Basti pensare che il nuovo compendio immobiliare è completamente privo di un’area a parcheggio riservata ai cittadini che giornalmente frequenteranno la struttura, giacché ivi è previsto anche l’allestimento prestazionale della medicina di base e la guardia medica.

La “Casa di Comunità, secondo il modello istituzionale, è concepita organicamente e funzionalmente per prestare assistenza socio-sanitaria a una fascia di popolazione fino a 50 mila persone.

Ma queste sono valutazioni e verifiche di ordine tecnico ed urbanistico di specifica competenza del Dirigente comunale dell’Area Gestione del Territorio, anche in forza di quanto stabilito dall’art. 27 del Testo Unico dell’Edilizia, -DPR n.380/2001-, specie in ordine alla configurazione della realtà edilizia, insediatasi in area a residenza popolare,  a fronte del permesso di costruzione, a suo tempo, da lui stesso rilasciato, con la disposizione di abbattere l’ex edificio incompiuto del Centro Civico. Una diposizione dirigenziale che, certamente, non trova riscontro con quanto, a suo tempo, deliberato dal Consiglio Comunale, con D.C. n.22 del 19 maggio 2017, che aveva espresso la decisione del solo trasferimento temporaneo, di trent’anni, a favore dell’ASL, della proprietà superficiaria di quell’edificio, rimasto incompiuto, e del diritto di superficie sul suolo circostante.

E, adesso che quell’immobile, quale bene indisponibile, non esiste più e, al suo posto, v’è una realtà immobiliare completamente diversa anche funzionalmente, edificata su un terreno, comunque, di proprietà comunale e con risorse dei fondi europei e del PNRR, chi ne è proprietario?

A chi spetta provvedere all’accatastamento di detto cespite, considerato che la Direzione dell’ASL non potrebbe vantare alcun titolo di proprietà, ma solo un diritto di superficie anomalo sul suolo, per essere limitato a trent’anni, perché il fabbricato ex Centro Civico cui le era stata ceduta, temporaneamente, la proprietà superficiaria, è ormai inesistente?

Ritenendo il nuovo compendio immobiliare di proprietà dell’Azienda Sanitaria, significherebbe che il Comune ha dismesso dall’asse patrimoniale di pertinenza un bene indisponibile senza una formale decisione di perdita di quell’originario cespite derivante da un piano di lottizzazione PEEP.

Il dott. Sollecito, conoscitore di tutta quanta la intricata questione, per averla gestita sin dall’origine quando aveva la delega assessorile alla Sanità, non dovrebbe forse farsi carico di chiarire tutti questi aspetti, a dir poco controversi, e, magari, investire il Consiglio Comunale per addivenire alla stipula di un nuovo accordo negoziale con la Direzione dell’ASL per l’utilizzo di quel bene patrimoniale e ridefinire le condizioni e la durata stessa del possesso?

Perché non si ripeta la incomprensibile situazione patrimoniale registratasi a seguito della demolizione della fabbrica dell’ex mercato ortofrutticolo all’ingrosso, anche questo bene appartenente alla proprietà indisponibile comunale, all’epoca, assentita con l’avvento dell’Amministrazione del prof. Natalicchio.

Giuseppe Maldarella

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