Il Circolo Unione di Bari e i saloni dorati del Teatro Petruzzelli

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Come tristemente noto, il Teatro Petruzzelli, il più grande di Bari e tra i più grandi in Italia, fu oggetto di una grave vicenda che comportò la sua distruzione a causa di un incendio nel 1991. Tuttavia, pochi sanno che una parte degli ambienti rimase fortunatamente salva, e ciò “grazie” al crollo dell’originaria cupola del teatro che finì per soffocare il nucleo principale dell’incendio, quello della sala.

Nello specifico, l’area in questione comprende i saloni che si affacciano in facciata al piano superiore, appena sopra il foyer. Si tratta di quella che oggi è la sede del Circolo Unione, e che ospita concerti, rassegne culturali e iniziative benefiche.

Tali ambienti nacquero per ospitare eventi mondani dell’alta società barese. Prima della costruzione del teatro, infatti, l’aristocrazia amava riunirsi in circoli privati dove passare il tempo e intrattenersi in compagnia della società.

L’occasione della costruzione del Teatro, che per definizione assurgeva a luogo di incontro dell’aristocrazia cittadina e dell’alta borghesia industriale determinò la nascita del Circolo Unione, il cui motto venne scelto nella locuzione latina “Unitatem si quaeris circumspice”, pressappoco “Guardati attorno se cerchi l’unione”.

L’istituzione del circolo avvenne ufficialmente il primo agosto 1901, anche se l’inaugurazione vera e propria si tenne solo l’anno seguente, addirittura prima di quella del teatro stesso, avvenuta il 14 febbraio 1903.

In epoca fascista il circolo tramutò la denominazione in Littorio e gli ambienti vennero occupati anche dagli Alleati dopo la caduta del regime e fino al termine del Secondo Conflitto Mondiale. Dopo l’interruzione delle attività a causa dell’incendio, il Circolo ha potuto insediarsi negli originali ambienti solo nel 2010.

Sicuramente sono gli ambienti della sede a incuriosire maggiormente, a causa della straordinaria ricchezza delle decorazioni. Tra specchiere d’epoca e mobilio originale si possono individuare due affreschi del celebre Armenise, che aveva decorato anche la cupola del Teatro. I due affreschi, per i quali si servì della collaborazione di suoi apprendisti, sono dislocati in un primo salottino caratterizzato da pareti azzurre e nel grande salone delle feste.

Questo si sviluppa su più di 200 metri quadri e si caratterizza per il prevalere del colore oro, che inonda i soffitti e le pareti, illuminate da imponenti candelabri e arricchite da specchi, anch’essi dorati, che non fanno altro che ampliare la superficie percepita.

Giuseppe Mennea

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