Il 21 aprile 753 a.C. fu fondata Roma

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Il 21 aprile si celebrava anticamente la Dies Romana, ossia il Natale di Roma, festività legata alla leggenda della fondazione della città, operata da Romolo proprio il 21 aprile 753 a.C. Non a caso la cronologia romana si originò da tale data, sottintesa nella locuzione “Ab Urbe condita”, vale a dire “dalla fondazione della città”.

Statua dell’imperatore Claudio

La storia della fondazione ci è stata tramandata grazie alle opere di Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Plutarco, Virgilio e Ovidio, autori vissuti sotto Augusto o nel clima politico e culturale da lui instaurati, mentre si ricorreva spesso all’esaltazione dell’Urbe, che aveva ormai annesso al suo dominio gran parte del mondo allora conosciuto. A ciò si ricollega la funzione propagandistica del racconto: l’idea che Roma avesse una discendenza divina (il mito narra, infatti, che Romolo e Remo sarebbero figli di Marte) o almeno nobile, come sottolinea l’ “Eneide” che fa discendere i due gemelli da Enea e dall’antica Troia, giustificava il ruolo della città come “Caput Mundi”.
La propaganda imperiale di I sec. d.C. accrebbe l’importanza della celebrazione dell’anniversario di creazione di Roma: l’imperatore Claudio, il cui regno si estese dal 41 al 54 d.C., fece prevalere il calcolo dell’età dell’Urbe formulato dal celebre erudito Marco Terenzio Varrone. Il primo anniversario fu festeggiato proprio sotto Claudio nel 47 d.C., celebrazione riproposta nei secoli a venire da Antonino Pio e Filippo l’Arabo; nel regno di quest’ultimo caddero assieme il millennio di Roma e i Ludi Saeculares  (i quali ricorrono, invece, ogni dieci anni), che produssero grandi festeggiamenti testimoniati da alcune monete risalenti a quell’età.
Sempre nel corso dell’età imperiale, fu istituita il 21 aprile la festa di San Cesareo, diacono e martire, così che tale ricorrenza acquisì un valore denso per la nascita della città, la glorificazione dell’imperatore e del suo santo protettore.
Con la fine dell’Impero Romano d’Occidente, collocato nel simbolico 476, le incursioni barbariche e l’avvento del Cristianesimo, numerose tradizioni, fra cui il Natale di Roma, scomparvero lentamente in favore di altre nuove. Accade solo nell’epoca risorgimentale che i più rivoluzionari e patriottici, come i mazziniani, i liberali e i garibaldini, festeggiarono la Dies Romana nel 1849, dopo che il potere temporale della Chiesa fu rovesciato, poiché credevano di aver portato a termine una vera liberazione e, soprattutto, rifondazione della Capitale.
In epoca fascista, nel 1921 Mussolini dichiarò a Bologna l’anniversario del Natale di Roma una festa ufficiale del fascismo, in linea con la politica che associava l’Italia all’antico splendore romano. A partire dal 1924, inoltre, il 21 aprile diventò una festività nazionale, dal nome “Natale di Roma – Festa del lavoro”; il decreto, tuttavia, fu abrogato nel 1945 e vide il ripristino della festa dei lavoratori l’1 maggio.
Maria Elide Lovero
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