Gabrielle Suchon per il celibato volontario

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“Uno dei crucci del genere femminile è la paura di rimanere zitella. Per sfuggire a questa infausta condanna, le ragazze più giovani si lanciano a capofitto nel matrimonio con stupefacente imprudenza; mai si soffermano a ricordare che la perdita della libertà, della felicità e del rispetto per se stesse è scarsamente ripagata dall’ardito tributo di essere appellata “signora” anziché “signorina”. 

Louise May Alcott, autrice di “Piccole donne”, scriveva questo nel 1868. Pensare che duecento anni fa alle donne non era concesso non sposarsi (o non era visto di buon occhio), tuttavia che anche oggigiorno potrebbe apparire insolita la scelta di una donna di restare nubile e difficile non sentire appellarla “zitella”. Prima ancora delle sorelle March, quattrocento anni fa, una filologa francese ha detto la propria a questo proposito. Gabrielle Suchon (1631-1703) introduce un’idea innovativa, una terza possibilità per le donne di quell’epoca il cui destino era già scritto: o si sposavano con chi il loro padre decideva oppure, sempre dalla figura paterna, erano indirizzate alla vita monacale. Suchon, invece, desidera una vita che non prevede nessun obbligo né nei confronti di un uomo né verso il convento, ma comunque consacrarla alla preghiera e alla riflessione. Sfida così i pregiudizi degli uomini del suo tempo con questa nuova idea del “celibato volontario” nella sua opera “Du célibat volontaire ou La vie sans engagement” (1700), pubblicato sotto falso nome e perlopiù epiceno. 

Definita femminista ante-litteram, ovvero prima di quei movimenti di emancipazione del Novecento sostenuti tra i tanti da Simone de Beauvoir, Gabrielle Suchon crede prima di tutto in un’emancipazione intellettuale e morale: le donne sono in possesso delle stesse facoltà mentali degli uomini e per questo le giovani devono essere favorite allo studio piuttosto che svantaggiate. Pensiero condiviso da François Poullain de La Barre (1647-1725), filosofo poco precedente a Suchon e suo riferimento, che esprime la volontà di disfarsi dei pregiudizi contro la disuguaglianza tra i due sessi.

Sofia Fasano

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