ALBERI E VERDE PUBBLICO A GIOVINAZZO: UNA CRITICITA’ CHE NON SI RISOLVE CON SPORADICI RIPRISTINI E DRASTICHE POTATURE. IL CASO DELLA SOSTITUZIONE DELL’ALBERATURA DI CORSO MARCONI

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Non si può più negare che la disponibilità di parchi arborei e la buona tenuta di aree verdi sia un fattore fondamentale per la qualità della vita negli ambienti urbani. Non soltanto per il loro valore paesaggistico, estetico e di luogo di ritrovo e socializzazione. Infatti, il verde urbano riesce a mitigare gli effetti negativi del traffico veicolare e il consumo di suolo, rendendo la città più vivibile.

Purtroppo, spiace costatare che incuria, se non degrado, dei pochi spazi a verde sono un problema a Giovinazzo, ma quello principale sembra essere la mancanza di una visione di chi governa proiettata a un effettivo piano di sviluppo, valorizzazione e tutela del patrimonio arboreo cittadino. E, non è solo per la grave assenza della volontà politica a dare attuazione alla legge nazionale n.10/2013 (Sviluppo e Spazi verdi cittadini).

In prossimità della scadenza (06.11.2023) del Contratto triennale di gestione e manutenzione del verde pubblico, a suo tempo affidato, con D.D. n. 181/2020, alla Ditta T L Piante di Tritto Mauro di Bisceglie, il Dirigente del Settore “Gestione del Territorio”, ing. Carrieri, ha disposto la proroga tecnica del servizio medesimo fino al 31 gennaio p.v. (D.D. n.168 del 18.10.2023). Nello stesso tempo, dovendo provvedere al rinnovo dell’appalto in parola, mediante gara pubblica, ha ritenuto di doversi avvalere di una consulenza tecnica, affidandone l’incarico, con sua D.D. n.138 del 14 settembre scorso, all’agronomo dott. Giovanni Battista Guerra di Trani, dietro compenso di € 12.688,60. Scopo di tale assistenza specialistica sarebbe quello di poter avere un censimento del verde comunale e l’approntamento delle procedure di gara per l’appalto della manutenzione del verde mediante l’elaborazione del Capitolato d’oneri e Disciplinare Tecnico-economico utile a determinare anche il valore economico del nuovo contratto. Allo stesso professionista il Dirigente con D.D. n.112 del 25.07.2023, aveva richiesto, riconoscendogli l’onorario di  € 17.790,02, di provvedere a individuare i trattamenti fitosanitari da praticare ai 345 alberi di leccio che risulterebbero censiti presso le varie piazze cittadine e nella villa comunale.

Dunque, questo è il contesto gestionale cui trova concretizzazione il servizio di manutenzione e tutela del verde cittadino, a parte qualche raro intervento di sostituzione di piante malsane o a rischio di caduta, allocate lungo alcune vie della città, come appunto l’ultima operazione di rifacimento di gran parte dell’alberatura di Corso Marconi, portata a termine a marzo scorso.

Richiamando, a questo proposito, il mio precedente articolo, pubblicato in data 27.02.2023 dal titolo “Altra alberatura per il viale Guglielmo Marconi”, mi preme far rilevare che, a seguito di una indagine di valutazione fitostatica ai 21 grossi alberi di ailanto, ivi presenti sin dalla fine dell’‘800, si decideva per il loro abbattimento e di sostituirli con altre piante, dette volgarmente “alberi di fuoco”, acquistate dal Vivaio La Riviera di Molfetta con il costo complessivo di € 16.000,00. All’abbattimento degli ailanti e loro conseguente rimpiazzo con le nuove 29 piante di “albero di fuoco” ha provveduto la T L Piante di Tritto Mauro, in quanto gestore della manutenzione del verde cittadino con cui, comunque, fu contrattualizzato un compenso di € 17.000,00, comprensivo della spesa per la valutazione fisiostatica, precedentemente condotta sugli ailanti.

E’ accaduto che, dopo qualche mese, con la prima pioggia autunnale, ditorno agli “alberi di fuoco” in tutti gli alvaretti da cui sono stati rimossi gli alberi, è spuntato un copioso fascio di polloni di ailanto, molto vigorosi, al punto da invadere ogni albero appena piantumato.

Non so quanti abbiano fatto caso all’insorgere negli alvaretti di tanti germogli di nuove piante di ailanto, dopo che queste sono state soppresse perché a rischio caduta, e soppiantate con altre di specie completamente diversa. Né penso ci si sia posto il perché del riemergere di così floridi arbusti di ailanto che sembrava aggredissero l’esile fusto dell’essenza appena piantumata.

La risposta mi pare essere del tutto naturale.

Gli alberi di ailanto, cui si è decisi di sopprimere, non sono stati espiantati, ma solo tagliati a raso terra, senza procedere a dissotterare le loro radici per ricavare adeguate fosse ove immettere i nuovi esemplari che, con ogni probabilità, saranno stati posti a dimora producendo un incasso a ridosso del ceppo dell’essenza esistente. L’operazione di estirpamento delle radici avrebbe, senza meno, comportato un impegnativo lavoro di movimento terra e richiesto anche considerevoli costi, dovuti al ripristino della pavimentazione intorno agli alvaretti.

E così la natura, che ha le sue forme per esprimersi e per conservare la vita, si è presa la rivincita. Ha reagito, immediatamente, riportando alla vita la pianta soppressa, che si è rigenerata dal ceppo tagliato, con tutta una serie di polloni ben robusti, com’è possibile notare dalle foto.

Mi si dice, infatti, che proprio l’albero di ailanto appartiene a quelle tante specie di essenze che, nonostante siano private di tutta la parte epigea (fusto, rami e foglie), mantengono la capacità di rigenerarsi nuovamente, innescando meccanismi di autoconservazione che possono favorire la ricrescita della pianta al punto da conseguire nuovi e vigorosi alberi senza manomettere il sito e senza molta spesa. Forse una tale soluzione, per la circostanza, sarà stata ritenuta inappropriata per qualche valida ragione.

Ora, però, cosa è possibile fare per eliminare l’inconveniente? Lasciare che crescano questi germogli di ailanto insieme all’albero appena messo a dimora si corre il rischio che questo inaridisca non potendosi alimentare sufficientemente essendo stato innestato nel ceppo di alianto ancora vitale.

E, di fatto, la settimana scorsa, in occasione del lavoro di riordino e sfalciatura di alcune aiuole e di pulizia dei tronchi degli alberi della piazza grande e lungo i viali, l’impresa appaltatrice della manutenzione del verde, si è vista costretta ad intervenire particolarmente lungo Corso Marconi ove ha tagliato tutti i polloni cresciuti negli alvaretti oltre a disserbare la piazzola avanti la stazione. Taglio che dovrà ripetersi ogni volta che questi avranno a rigenerarsi, essendo polloni radicali, nel senso che si producono dalla radice, auspicando che la nuova pianta non vada a perdersi come di frequente è accaduto.

 

Rimane strano, tuttavia, che chi è preposto a questa attività di cura del verde non abbia considerato l’insorgenza del fenomeno lamentato, specie per il fatto che è ben rilevabile sugli oleandri che sono sotto gli occhi di tutti, e ben visibili, in piazza Vittorio Emanuele II, ove, peraltro, si è dovuto assistere all’essiccarsi di giovani piante messe a dimora, appena la primavera scorsa.

Giuseppe Maldarella

 

 

 

 

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