“FARMACIA COMUNALE S.p.a. GIOVINAZZO”: ULTIMO ATTO. IL COMUNE VENDE LE SUE AZIONI AL SOCIO PRIVATO DI MAGGIORANZA CHE NE AVRA’ LA GESTIONE ESCLUSIVA

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La cosiddetta Farmacia comunale di via Ten. De Venuto, nella zona 167, sorta per volontà del Comune e affidata in gestione ad una società per azioni, istituita con rogito notarile n.7185 del 30.05.2003 presso il notaio Franco Longo De Bellis, non ha più nulla a che fare con il Comune, per quel che attiene la titolarità della società medesima che l’ha, finora, avuta in esercizio. L’Amministrazione del Dott. Sollecito, dopo un un contorto e travagliato iter, ha dato approvazione alla stipula della vendita delle azioni del 48,94% del capitale sociale della “Farmacia Comunale S.p.a Giovinazzo” a favore del socio di maggioranza, dott.ssa Serenella Francesca D’Ambrosio. La cessione della partecipazione azionaria civica alla Società per azioni, esercente la sede farmaceutica, a seguito di una non semplice contrattazione con l’altro socio di maggioranza, è stata valutata in €  380.000,00.  E’, dunque, in corso di formalizzazione il rogito della dismissione della quota del capitale comunale a cura del notaio Francesco Campi di Ruvo di Puglia, atto che porta a liberare il Comune da ogni onere e responsabilità gestionale di quell’esercizio, dietro riscossione del prezzo convenuto di € 380.000,00.

Come molto spesso accade questa è una di quelle azioni dispositive, messe in atto dall’organo di governo  cittadino, che si tenta di far passare in sordina, nel senso che non conviene darne risalto, ritenendo anche che la partita in se non sia particolarmente comprensibile da parte della comunità cittadina e, dunque, dal proprio elettorato. E, infatti, la sede farmaceutica n. 5, opzionata dal Comune di Giovinazzo, mediante atto dispositivo della Giunta Regionale n.1761 del 15 aprile 1997, la si volle dall’Amministrazione dell’epoca gestire mediante la costituzione di una società mista pubblico-privata -S.p.a. “Farmacia Comunale”-, secondo il modello tipico per la gestione servizi pubblici comunali, in conformità alla normativa di settore di cui all’art. 9 della L. n. 475/1968 e s.m. dell’art. 10  della L. n. 362/1991.

Non si può certo dire che l’iniziativa di istituire una farmacia comunale e di gestirla come servizio pubblico, mediante la costituzione di un’apposita società per azioni, sia risultata vantaggiosa tanto in termini di esercizio che di economia gestionale. Ho potuto trarre un tale convincimento da quanto  riportato nel quadro analitico espositivo, elaborato tanto dal Dirigente comunale del 2° Settore, in data 27 agosto 2018, che dal dott. Roberto Camporesi  -Studio Associato BP Boldrini Pesaresi di Rimini-, in data 29.11.2021; commercialista che, su incarico del Comune, ha fissato la valutazione della partecipazione azionaria di minoranza in € 380.000,00, al fine della sua cessione al socio privato.

Tant’è che, gia nel 2013, il Consiglio di amministrazione della società, con apposita delibera straordinaria, ritenne di dover ridurre il capitale sociale, interamente versato, dall’originario importo di € 662.000,00 a € 401.116,00, il cui pacchetto azionario di minoranza del Comune, pari al 48,94% del capitale, si ridusse a € 196.317,00 al posto di € 324.000,00. Né i risultati dell’attività gestoria dell’esercizio, dopo detta modifica del capitale sociale, sembra abbia riportato miglioramenti di risultato apprezzabili. E ciò, fin tanto che è intervenuto il dispositivo del Testo Unico delle società partecipate (T.U.S.P.) che di fatto ha escluso che il servizio farmaceutico comunale potesse essere riconducibile nell’ambito degli interessi pubblici locali, secondo l’Ordinamento italiano. La gestione della Farmacia comunale da parte dell’Ente locale, è stato acclarato, anche a mezzo di un consolidato orientamento giurisprudenziale, va intesa come una modalità gestoria “in nome e per conto” del Servizio Sanitario Nazionale, per cui è dismittibile dal Comune, che la detiene anche in parte, a norma dell’art. 4, c.1 del richiamato T.U.S.P.. Da qui la decisione del Consiglio Comunale, assunta con la Delibera n. 49  del 23.10.2017, di approfittare di tale indicazione legislativa e, quindi, procedere alla alienazione della partecipazione azionaria della Società Farmacia Comunale S.p.a.. Procedimento che si è sopra illustrato essersi concluso solo con l’approvazione della Delibera di Consiglio n. 64  del 3 novembre 2022 con l’accordo della cessione delle azioni al socio di maggioranza, dott.ssa Serenella Francesca D’Ambrosio, dietro pagamento del prezzo di € 380.000,00.

Dunque, con l’avvenuta stipula del Contratto di compravendita delle quote azionarie del Comune tra il rappresentante della civica Amministrazione e la dott.ssa Serena Francesca D’Ambrosio, l’esercizio della sede farmaceutica n. 5, di via Ten. De Venuto, avrà come unico titolare la dott.ssa D’Ambrosio, dismettendo ogni riferimento, anche nella denominazione della identità gestionale,  la dizione di  “farmacia comunale”.

Per altro verso, dalla lettura del testo della Deliberazione del Consiglio Comunale n.64 del 3 novembre scorso, con cui l’Assemblea civica ha assentito alla vendita delle azioni del Comune dietro corrispettivo di € 380.000,00, si può evincere che l’Assessore Depalo, relatore della proposta di alienazione del capitale azionario della società, non ha fatto alcuna menzione circa l’utilizzo della risorsa finanziaria che ne deriva per l’erario comunale da registrarsi come entrata nel bilancio 2023.

Giova, a questo riguardo, rammentare che quell’introito di € 380.000,00 è di provenienza della vendita di un asse patrimoniale comunale in parte costituito anche da un bene immobile cui, all’epoca, fu attrezzato per essere sede dell’esercizio farmaceutico n. 5 e, come tale, censito a catasto alla part. 951, sub 1 del Fgl. N.2, cat.C1, cl.3.

Per la qualcosa dovrebbe essere quella risorsa reimpiegata in un investimento particolare nell’interesse generale, escludendo, in ogni modo, interventi di necessità di parte corrente di bilancio.

Con richiamo, pertanto, al principio della trasparenza, cui ogni azione amministrativa deve essere improntata, è inamissibile che il governo cittadino non abbia fornito indicazioni su come spendere quella consistente risorsa economica derivante dalla alienazione di un compendio patrimoniale.

Giuseppe Maldarella

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