La pedagogia umanistica di Vittorino da Feltre

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A partire dall’XI secolo si assistette nell’Italia centro-settentrionale alla nascita dei comuni, vale a dire città che dichiararono la loro indipendenza divenendo, così, centri propulsori autonomi di economia e cultura. In questo clima nacque nel 1088 l’Alma Mater Studiorum di Bologna, prima università al mondo.
Tuttavia a cavallo fra Trecento e Quattrocento si verificarono in Europa – e in modo ancora più accentuato in Italia – profondi cambiamenti politici, sociali e culturali; uno dei maggiori esempi di tali mutamenti è rappresentato dallo sgretolamento delle istituzioni cittadine in favore delle corti signorili, come quella dei Visconti a Milano e dei Medici a Firenze, protagoniste del Rinascimento, intorno  alle quali ruotavano artisti ed intellettuali umanisti. Essi proponevano sovente degli approcci innovativi ai classici, basati su una rigorosa ricerca filologica piuttosto che su un’interpretazione allegorica in chiave cristiana, segnando una vera e propria cesura fra due epoche. Appare certamente un umanista emblematico Vittorino da Feltre (1378-1446) per via del desiderio vorace di conoscenza, che lo spinse a studiare dalle lettere alla matematica al fine di acquisire un sapere ricco e unitario. Benché nel corso degli studi all’università di Padova approfondì la filosofia e la letteratura, volle godere privatamente dell’insegnamento della fisica, matematica, astrologia e del latino. Nei vent’anni trascorsi a Padova conobbe Pier Paolo Vergerio, della cui innovativa concezione pedagogica subì l’influenza. Una volta divenuto celebre, fu chiamato per assolvere il ruolo di precettore presso i Gonzaga di Mantova, grazie ai quali fondò una scuola aperta a tutti, soprattutto ai più svantaggiati economicamente, chiamata “Ca’ Zoiosa”, ossia la Casa Gioiosa, dove ha modo di dispiegare la sua idea pedagogica, in cui i valori umanistici incontrarono quelli cristiani e le punizioni corporali furono abolite; l’obiettivo primario consisteva nel fornire una formazione poliedrica, che vertesse sulle arti liberali e la religione e prevedesse momenti di svago di carattere ginnico, giacché fondamentali secondo lui delle distrazioni dall’intenso impegno intellettuale degli alunni, inclini alla costanza e all’impegno grazie all’esempio del maestro ed educatore, solido primus inter pares. A dispetto del suo valore come uomo di humanae litterae, scrisse soltanto il “De ortographia”, un trattato concernente la grammatica latina.
Maria Elide Lovero
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