Come avvenne la nascita di Gesù: grotta/stalla

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Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto… perché per loro non c’era posto nell’alloggio. (Luca 2, 6-7)

Giorgione, Adorazione dei pastori, National Gallery of Art, Washington DC

Nei Vangeli di Matteo e di Luca non si parla di grotta o capanna. L’intento dei due Evangelisti non era quello di fare una cronaca, ma di annunciare un evento: la venuta al mondo del Salvatore.

Nella Palestina ai tempi di Gesù, caratterizzata da numerose piccole grotte, molte case erano per lo più costruzioni precarie in muratura a ridosso di anfratti naturali o scavati nella roccia dove, in vani separati, venivano custoditi gli animali, per cui dire “grotta” o “stalla” era praticamente la stessa cosa.

Probabilmente questa duplice idea ha origini nel vangelo apocrifo del V-VI secolo detto dello “Pseudo Matteo”, ove si racconta che Gesù venne partorito in una grotta, dove rimase per tre giorni, ma poi deposto dalla madre in una stalla, dove pure rimane tre giorni: “Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta e, entrata in una stalla, depose il fanciullo in una mangiatoia, e il bue e l’asino l’adorarono.”

Semplicemente si trattava di una casa-grotta, come quelle dei Sassi di Matera ancora abitati fino agli anni ’60 del secolo scorso dove, accanto al vano dell’abitazione, vi erano ricoveri per gli animali, così come anche scrive Matteo nell’arrivo dei Magi: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.” (Matteo 2, 11). Tra l’altro il testo originale ci dice che “non c’era posto nell’alloggio” utilizzando il termine greco “καταλύματι” (Katalìmati) che si può tradurre letteralmente come “accomodamento”. Tuttavia il termine è composto da κατά che significa luogo posto sopra e λῦμα sozzura, immondezza, sudicio, un luogo posto al di fuori di ciò che è impuro, adatto per gli animali e non per gli uomini.

Secondo studi archeologici, la grotta in cui nacque Gesù a Betlemme, conservata nella Basilica della Natività, è proprio un locale di questo tipo, incorporato nel recinto di una casa e non isolato nella campagna.

Nel Progetto di Dio non c’era luogo migliore dove potesse nascere il suo Unigenito Figlio. In quella notte in una grotta piena di letame, a motivo della presenza degli animali, la paura dell’incognito si trasforma in luce di salvezza, Cristo Luce del mondo, illumina il buio dell’uomo con la sua venuta.

Betlemme è diventata il nuovo Eden, perché il paradiso oggi, con la nascita di Gesù, è aperto.

Antonio Calisi

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