Giovinazzo (BA): interventi di restauro del Matroneo ligneo Chiesa ex Monastica “San Giovanni Battista” in uso all’arciconfraternita Maria SS. del Carmine

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Sono stati effettuati interventi di restauro del matroneo adorno delle gelosie lignee nella Chiesa di San Giovanni Battista, dalla facciata neoclassica, sulla piazza delle Benedettine nel centro storico di Giovinazzo, ad opera della dott.ssa Daniela Distefano.
La chiesa, custode ancora oggi, nel piccolo campanile a vela del Settecento, della campana più antica della città, risalente al 1402, fu costruita sui resti di un più antico edificio di culto risalente al IV secolo d.C., dedicato in origine alla Vergine Maria, e fu poi elevata a Cattedrale nell’anno mille. Nel 1124 venne dedicata ai Santi Giovanni e Paolo, di cui custodiva le reliquie; infine nella metà del XVI secolo, fu accorpata al nucleo principale l’attigua chiesa delle monache benedettine, dedicata a San Giovanni Battista, da cui prese il nome.
Proprio all’interno dei matronei, al riparo delle gelosie, le Benedettine prendevano parte ai riti religiosi. Site sul lato destro, a circa sei metri d’altezza, le gelosie in legno dipinto si affacciano sulla navata unica della chiesa, oggi in stile neoclassico, tra paraste sormontate da capitello corinzio.
La coppia di gelosie, laterali inclusi, misura, vuoto per pieno, mq. 8,40. Le due balaustre lignee presenti, all’interno del matroneo, sotto le gelosie, misurano in tutto mq. 1,80.
Colpisce l’attuale pronunciato degrado delle opere in esame, imputabile non solo ai fenomeni spontanei d’invecchiamento, connaturati nella materia stessa dell’opera d’arte, particolarmente nei materiali di natura organica di cui essa si compone, aggravati dalla cattiva conservazione e dall’esposizione prolungata ad un microclima e ad una umidità relativa sfavorevoli, ma anche causato da interventi invasivi ad opera dell’uomo. Tra essi, possiamo raggruppare una serie di interventi che hanno causato danni o comunque modificazioni a livello estetico o strutturale di tipo reversibile – dunque recuperabili – oppure irreversibile rispetto all’aspetto originale dell’opera.
Al momento del sopralluogo, pertanto, lo stato di degrado dell’opera appariva piuttosto critico. Il danno biologico causato dal cospicuo attacco degli insetti xilofagi, era evidentissimo nei fori di sfarfallamento presenti sulla superficie lignea. Certamente collegata all’indebolimento strutturale dell’essenza lignea attaccata dagli insetti, anche la perdita di diverse porzioni delle grate, specie nella parte bassa di entrambe le gelosie. Oltre a quanto sinora descritto, si aggiungano i tagli praticati ad hoc per agevolare il passaggio di un cestino per le ostie, nei due angoli in basso, rispettivamente, a sinistra e a destra, di ciascuna gelosia. Entrambe le porzioni rimosse, sono state in seguito riassemblate in modo alquanto maldestro, impiegando fili in lega di rame attorcigliati su piccoli parallelepipedi in legno.
Tra i danni attribuiti a precedenti restauri, si può considerare l’intervento di verniciatura densa e ormai chimicamente e cromaticamente alterata della superficie lignea con porporina, evidente al di sotto dello strato di scuro deposito di polveri coerenti ed incoerenti e di nerofumo.
Da quanto finora descritto, si comprende facilmente che il presente restauro, orientato programmaticamente ed in pieno accordo con la D.L., sul principio etico del minimo intervento, ha dovuto svolgere il compito tutt’altro che semplice di stabilire un equilibrio possibile tra l’edizione originale ed il suo tempo-vita trascorso tra naturale degrado e restauri precedenti, assicurando la conservazione dell’opera, in primo luogo, ma allo stesso tempo curandone una restituzione estetica coerente e armoniosa.
Una volta rimosse le parti pericolanti o aggiunte, si è proceduto ad una prima pulitura meccanica e chimica, finalizzata alla rimozione del deposito delle polveri atmosferiche e del nerofumo, grigio e consistente. Dopo una serie di saggi preliminari, il denso strato di porporina ossidata, uniformemente presente sull’intera superficie, è stato alleggerito con una miscela di alcool, acetone e ligroina in parti uguali.
In accordo con la D.L., si è infatti preferito conservare traccia di questo strato non coevo, sia pur alleggerito delle patine bruno-verdastre tipiche dell’alterazione della porporina, in ragione dell’estremo degrado della superficie lignea sottostante, compromessa dall’attacco xilofago, dunque molto fragile.
La pulitura delle superfici lignee, sul lato esterno, riservava una gradita sorpresa: i bordi destro e sinistro, oltre a quello superiore, apparivano illeggiadriti da una decorazione pittorica discretamente conservata, nonostante le lacune presenti, al di sotto della coltre offuscante rimossa. Essa raffigura elementi floreali stilizzati, dai profili incisi nel legno, nei toni dell’ocra rossa e del verde smeraldo, esili tracce di campiture bianche negli elementi triangolari, su un fondo color ocra gialla.
Si è in seguito affrontato il degrado di tipo biologico; contro gli insetti xilofagi, si è proceduto introducendo all’interno delle gallerie un prodotto a base di Permetrina, caratterizzato da una elevata capacità abbattente, un buon potere residuale e ad azione antifeeding nei confronti degli insetti. Esso è stato introdotto, ove possibile, per iniezione, e applicato a pennello. Si è provveduto poi alla sigillatura delle superfici in fogli di polietilene per due settimane, così da favorirne l’azione grazie anche alla presenza di vaschette contenenti prodotto antitarlo lasciate agire all’interno.
Si è proceduto alle operazioni di consolidamento del legno, nella misura in cui la presenza delle ridipinture consentiva, in accordo con la D.L.. La resina acrilica è stata introdotta, al solito, a mezzo di iniezione o a pennello, a seconda delle zone da trattare, previa introduzione di alcool per facilitarne l’assorbimento.
Le parti mancanti sono state integrate con listelli in legno di faggio stagionato e preventivamente trattato con sostanza antitarlo, di eguale larghezza e spessore rispetto all’originale. Abbandonata l’idea dell’impiego di chiodi in legno o perni di alcun genere, a causa della delicatezza del legno originale, i listelli integrati sono stati fissati a quelli originali con colla vinilica, coadiuvata, ove necessario, da uno stucco bicomponente a base epossidica, formulato appositamente per l’integrazione e la ricostruzione di manufatti lignei d’interesse storico artistico. La stessa resina è stata impiegata per ricostruire solo alcune delle porzioni mancanti, dove l’azione del tarlo è stata più spietata, in zone circoscritte.
Piuttosto delicata la fase del riposizionamento delle parti tagliate, a causa di una certa deformazione dei listelli staccati, che non combaciavano perfettamente con quelli circostanti, specie sul lato destro, dall’interno.
Tra le diverse ipotesi, si è deciso di ancorare i listelli delle porzioni staccate a quelli fissi raffinando la tecnica già usata in passato, ossia con piccoli parallelepipedi in legno di faggio stagionato, scelti con spessore e larghezza idonei, incollati con adesivo vinilico, dopo aver fissato con stucco bicomponente a base epossidica5, rispettivamente, le porzioni laterali all’interno dei piccoli incassi previsti ed in basso. L’ancoraggio è avvenuto conservando, tuttavia, memoria storica dell’apertura funzionale al passaggio del cestino per le ostie destinato, in passato, alle monache benedettine: in accordo con la D.L., le giunzioni tra i listelli non sono state stuccate.
L’intervento è stato completato dall’integrazione pittorica, eseguita con particolare attenzione sulle fasce decorate con motivi floreali all’esterno, per valorizzarle il più possibile.
Per il ritocco si sono adoperati i colori a vernice Maimeri specifici per il restauro, chimicamente stabili e facilmente reversibili.
Per la protezione del film pittorico, oltre che per il ristabilimento del corretto indice di rifrazione della superficie, è stata scelta una vernice ad elevata stabilità, nonché bassissimo livello d’ingiallimento, a base di resina alifatica Regalrez 1094 in essenza di petrolio dearomatizzata. Essa è stata applicata a spray a restauro ultimato.

Antonio Calisi

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