Una memoria senza tempo: il ricordo degli 813 Martiri d’Otranto

Martiri d'Otranto: una pagina gloriosa della storia cristiana

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Era il 14 agosto del 1480, giorno dell’Assunzione di Maria Santissima. Mentre l’Europa cristiana celebrava la Madre di Dio, nella splendida Otranto si consumava una delle pagine più tragiche e eroiche della storia cristiana, forse paragonabile solo alla grande Battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) e a quella di Vienna (11-12 settembre 1683) : il martirio di 813 eroi che preferirono la morte alla rinuncia della fede. Una storia che il cronachista Antonio De Ferraris, detto il Galateo, narrò con dovizia di particolari, tramandando la memoria di quei giorni terribili descrivendone antefatti, svolgimento e conseguenze nel breve e lungo termine.

Il 28 luglio 1480, centocinquanta navi ottomane con diciottomila soldati approdarono nella “Baia dei Turchi” che da loro tristemente prese il nome. Un vento di tramontana aveva deviato la flotta, inizialmente diretta verso Brindisi, verso Otranto. Per quattordici giorni gli otrantini resistettero eroicamente, barricati tra le mura cittadine, consapevoli che in gioco c’erano le loro libertà civili e spirituali di Cristiani e quindi la loro anima immortale.

Il 14 agosto, nel giorno stesso dell’Assunzione, le mura cedettero. La violenza fu inaudita: sangue cristiano bagnò le strade, case saccheggiate, chiese profanate. Tra le vittime della mattanza anti-cristiana, i membri del clero e i Padri del monastero di Casole, custodi di una delle biblioteche più importanti e preziose d’Europa. Con loro perì per sempre la magnifica biblioteca del monastero italogreco di San Nicola di Casole, centro di studio che attirava intellettuali da tutta Europa che era stato centro di propulsione per il grande umanesimo meridionale.

Acmet Pascià ordinò che tutti gli uomini sopra i quindici anni fossero condotti sul colle della Minerva. Qui fu posta la scelta definitiva: convertirsi all’Islam o morire. Ottocento otrantini, guidati dal sarto Antonio Primaldo, risposero con fermezza incrollabile: preferirono morire piuttosto che rinnegare Cristo.

Quello che seguì fu un prodigio: Antonio Primaldo, primo a essere decapitato, rimase miracolosamente in piedi fino a quando l’ultimo compagno non versò il proprio sangue per Cristo. Il miracolo colpì persino il boia Berlabei, che si convertì al cristianesimo pagando subito con la vita, impalato vivo.

La liberazione giunse il 10 settembre 1481 ad opera della nave Cappella dell’armatore napoletano Francesco Coppola, ma il seme del martirio aveva già fruttificato nell’eternità. Nel 2013 Papa Benedetto XVI canonizzò i Santi 813 Martiri di Otranto. Nella Cattedrale dell’Annunziata, il masso della decapitazione e le reliquie continuano a testimoniare la vittoria della fede.

Questa vicenda straordinaria ha attraversato i secoli ispirando artisti e scrittori. Maria Corti la rievocò nel romanzo “L’ora di tutti”, mentre Carmelo Bene ne fece un tema centrale, dedicandole il libro e film “Nostra Signora dei Turchi” e tornandovi in altre opere. Il sangue dei martiri, versato nel giorno dell’Assunzione, si unì misticamente a Cristo e alla gloria di Maria, testimoniando che la luce della fede non può essere spenta da nessuna barbarie.

Carlo Coppola

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