Poco più di un anno fa, il 22 gennaio 2024, pubblicavo l’articolo con il titolo: IL BIKE SHARING FARA’ DI GIOVINAZZO UNA SMART CITY? Mi premeva notiziare che il dott. Sollecito, d’intesa con il collega, il Sindaco di Molfetta, si era fatto promotore della modalità urbana di tipo “Sharing Mobility” (cioè l’utilizzo di mezzi combinati e, comunque, comunemente usati anche da altri), e che, per l’appunto, con apposito dispositivo, datato 29 dicembre 2023, aveva dato avvio al servizio di Bike Sharing a flusso libero. E per introdurre la pratica di affittare temporaneamente biciclette, a cura di un operatore del settore trasporti urbani, aveva deciso d’installare 6 postazioni di sosta presso cui poter gestire il noleggio delle 30 biciclette, destinate in dotazione a Giovinazzo, da parte dell’Azienda municipale di trasporto pubblico di Molfetta. Era, infatti, prerogativa di quella Azienda municipale, in ragione della sua posizione imprenditoriale, poter attivare e gestire detta rete della mobilità lenta a mezzo bici, avendo potuto beneficiare del finanziamento regionale di ben 594.000,00 Euro a tale scopo.
Per la circostanza, considerando l’incongruente risultato del mancato funzionamento della ciclostazione “Franco Ballerini” che sarebbe dovuta servire proprio per il noleggio e la custodia delle biciclette da parte di un gestore, avevo espresso un certo scetticismo riguardo l’apprezzabilità anche di tale offerta commerciale di affitto biciclette, in maniera autonoma presso i 6 punti di sosta, che l’Amministrazione aveva previsto in ambito cittadino. Tant’è che avevo, altresì, ritenuto indecoroso il posizionamento di stalli di deposito di fronte al Calvario, rivelatosi nei primi mesi di avvio del servizio l’occasione di incontro di giovani per noleggiare le bici e farne un utilizzo improprio delle stesse e, perfino, gareggiare con tali mezzi sulla strade cittadine.
Ma a parte questo deprecabile, quanto intollerabile abuso delle cose comuni, a ben guardare il riscontro avuto di tale nuova pratica di mobilità, si può, ben dire, che non ha suscitato alcun interesse presso i nostri cittadini. E’ probabile che alla scomodità e anti economicità del noleggio, almeno per chi ne fa uso, preferisca una bicicletta di proprietà, piuttosto che affittarla per l’occorrenza. Il nostro centro urbano, peraltro, non ha un profilo turistico capace, solo per questo, di dare sostenibilità ad un servizio di noleggio di bici. Semmai ci fossero le condizioni dovrebbe esserci un noleggiatore privato che disponga di bici e servizi di ausilio a prezzi di noleggio estremamente conveniente e, comunque, in grado di disporre di mezzi sempre ben funzionanti. Ma si è visto qual è stata la fine della ciclostazione cui non si è trovato un operatore che volesse assumersi la gestione della stessa per garantire tali prestazioni.
Tornando, invece, all’odierno argomento in osservazione e cioè a quel che è stato finora l’utilizzo delle biciclette di proprietà della Azienda municipalizzata di Molfetta sul nostro territorio, nessuno può negare che di quelle bici ne hanno fatto uso, specie nei primi mesi di esercizio, giovani e ragazzi che se ne sono serviti per girovagare per le strade cittadine. Sono state poi, per lo più, utilizzate in modo irregolare, essendo stati visti in sella, perfino, due o più giovani, e anche in maniera scorretta, dal momento che sono state viste abbandonate in ogni dove. E’ stato, infatti, notato un operatore della Azienda gestrice del servizio che recupera le bici disperse e le ricolloca presso i centri di stazionamento previsti. Sono sotto gli occhi di tutti le immagini di degrado e di abbandono delle sei postazioni di noleggio e il cattivo maneggio che si fa delle biciclette stesse che, di frequente, vengono riconsegnate sfasciate e spesso con apparati divelti.
D’altronde ho potuto costatare che anche a Molfetta, almeno presso la postazione all’interno della ciclostazione presso la stazione ferroviaria è la stessa cosa. E come lì anche a Giovinazzo di biciclette se ne vedono pochissime a volte nemmeno una.
La dotazione delle trenta bici si è in realtà ridotta forse dimezzata.
Stanno forse scomparendo? Non vale più la pena ripararle e tenerle efficienti per quanto costa curarne la manutenzione?
Al fallimento della ciclostazione, in piazza Michele Stallone, sembra debba seguire anche questo insuccesso.
Risorse pubbliche spese senza alcun profitto. Ma chi risponde di tale disastro?
Giuseppe Maldarella