Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha recentemente concesso una grazia “piena e incondizionata” al figlio Hunter, coinvolto in procedimenti penali per possesso illegale di armi ed evasione fiscale. Questa decisione ha suscitato un’ondata di critiche sia a livello nazionale che internazionale, mettendo in discussione l’integrità della presidenza e sollevando dubbi sull’uguaglianza davanti alla legge.
Un Atto di Nepotismo?
Hunter Biden, 54 anni, era in attesa di sentenza per due distinti processi: uno riguardante il possesso illegale di un’arma da fuoco e l’altro per evasione fiscale, con un’evasione stimata di 1,4 milioni di dollari. Nonostante le precedenti dichiarazioni del presidente di non voler interferire nei procedimenti giudiziari, la grazia è stata concessa a 50 giorni dalla fine del suo mandato, durante un weekend trascorso in famiglia per il Thanksgiving. Biden ha giustificato la sua decisione affermando che il figlio è stato “perseguito in modo selettivo e iniquo” a causa della sua posizione politica.
Reazioni e Critiche
La mossa ha scatenato una bufera politica. L’ex presidente Donald Trump ha commentato con sarcasmo, suggerendo che ora anche i partecipanti all’assalto del 6 gennaio al Campidoglio dovrebbero essere graziati. Anche all’interno del Partito Democratico sono emerse voci di dissenso; il governatore della California, Gavin Newsom, ha espresso delusione e ha dichiarato di non poter supportare la decisione. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito l’atto una “caricatura della democrazia”.
Il Silenzio della Sinistra Italiana
In Italia, sorprende il silenzio della sinistra su questo episodio. Se un leader politico di destra avesse compiuto un atto simile, è plausibile supporre che ci sarebbe stata un’indignazione diffusa e una copertura mediatica intensa. Tuttavia, di fronte alla grazia concessa da Biden al figlio, le reazioni sono state tiepide o inesistenti. Questo doppio standard solleva interrogativi sulla coerenza e sull’imparzialità nel giudicare atti di potere che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche.
Il silenzio di una parte dello spettro politico, sia negli Stati Uniti che all’estero, evidenzia una preoccupante tendenza a giudicare gli atti non per il loro merito intrinseco, ma in base all’affiliazione politica di chi li compie. In una democrazia sana, tali atti dovrebbero essere condannati con la stessa fermezza, indipendentemente da chi ne è responsabile.
Francesco Saverio Masellis