
Cristo scaccia i mercanti dal Tempio, Opera di El Greco (1541 – 1614), Olio su tela, Eseguito intorno al 1600, © Galleria Nazionale, Londra
“Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 1I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. (Gv 2,13-17)
L’opera “Cristo scaccia i mercanti dal Tempio”, realizzata intorno al 1600 da El Greco, pseudonimo di Domínikos Theotokópoulos (1541-1614), è conservata presso la Galleria Nazionale di Londra, e rappresenta un episodio importante del Vangelo. La cacciata dei mercanti dal Tempio da parte di Gesù non è un atto contro la mercificazione del sacro, ma rappresenta un messaggio più profondo: l’abolizione degli inutili sacrifici animali. Con questo gesto, Gesù sottolinea che tali sacrifici non riscattano l’uomo; egli stesso è il nuovo Tempio di Dio, destinato a essere riedificato in tre giorni con la sua resurrezione. Questo atto prefigura il sacrificio definitivo che offrirà per la salvezza dell’umanità, segnando una nuova era nella relazione tra Dio e l’uomo. La scena raffigurata s’ispira sicuramente al racconto giovanneo dell’evento, poiché questo Vangelo è l’unico a menzionare la “sferza di cordicelle” con la quale Gesù Cristo “scacciò tutti fuori dal tempio, pecore e buoi” (Gv 2,15). Nel dipinto, El Greco utilizza una palette vibrante di gialli, rosa e blu, creando una composizione teatrale che riflette il caos generato nel portico esterno del Tempio, cioè la parte non sacra. La figura di Cristo al centro si muove come fosse in un sogno, rovescia i tavoli dei cambiavalute e scaccia i mercanti d’animali sacrificali, mantenendosi perfettamente calmo, poiché è sicuro di compiere la volontà di Dio. Gesù Cristo, rappresentato con gesti ampi e decisi, esprime la sua indignazione e nello stesso tempo adotta una postura serena e composta che si staglia contro un fondo di colori grigi, dove l’uso espressivo della luce accentua il contrasto tra il sacro e il profano. La sua è una danza, più che un atto di violenza, che rappresenta il trionfo della vera presenza di Dio. In alto a sinistra si vede una scultura in rilievo della cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, che accentua la peccaminosità delle azioni dei mercanti posti sulla sinistra. In contrasto, alcuni degli apostoli a destra, si trovano davanti a un’altra scultura in bassorilievo che raffigura il personaggio dell’Antico Testamento, Abramo, che era disposto a sacrificare il proprio figlio per ordine di Dio… e così fece Dio con il proprio figlio Gesù. Abbiamo così, da una parte, il “peccato” di Adamo ed Eva, cacciati dal Paradiso Terrestre, che rimanda alla situazione dei mercanti, mentre dall’altra il sacrificio di Isacco ribadisce la possibilità di redenzione, alludendo al sacrificio di Cristo. La cui parola definitiva, per chi lo ama, non è di rovina, ma di Resurrezione. Gli apostoli sono raffigurati mentre parlano tra loro, verosimilmente commentando e interrogandosi su quanto sta accadendo sotto i loro occhi. A sinistra, il disordine morale dei mercanti si traduce in concitazione, scompostezza e innaturale torsione di corpi e posture. Questi elementi arricchiscono il significato dell’opera, sottolineando il contrasto tra il peccato e la redenzione. L’opera di El Greco diventa così un simbolo del rinnovamento spirituale che Gesù è venuto ad attuare, non è solo una narrazione biblica, ma un’affermazione teologica profonda. Gesù riporta finalmente l’equilibrio nella relazione tra Dio e l’uomo, evidenziando che questa comunione non si fonda su sacrifici di animali. È Dio stesso che riconcilia l’umanità a sé, donando il suo unico Figlio, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (cf. Giovanni 3,16). Questo gesto sublime sottolinea l’amore di Dio e la sua azione per ristabilire la comunione con l’uomo. La riconciliazione non può essere realizzata dagli uomini, ma solo attraverso il sacrificio del suo unico Figlio, Gesù, che offre la vera salvezza.
Antonio Calisi









