“Il Gladiatore II”: Ridley Scott interprete moderno dell’epica romana

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Proiettato nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 14 novembre 2024 e uscito in Gran Bretagna il 15 dello stesso mese, il film “Il gladiatore II” rappresenta l’attesissimo sequel de “Il Gladiatore” del 2000, diretto anch’esso da Ridley Scott.

La pellicola, che al momento ha raccolto in Italia circa 7 milioni di euro al botteghino, narra delle vicende fittizie sulla figura di Annone (Paul Mescal), personaggio inmaginario figlio di Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), naturalizzato numidico e reso gladiatore: gli episodi si svolgono su uno sfondo storico incentrato sull’impero di Geta e Caracalla, figli di Settimio Severo che governarono gli estesi possedimenti di Roma agli inizi del III sec. a.C.
Risulta evidente come il film apporti delle sostanziali modifiche agli eventi storici, collocando, ad esempio, nel III sec. d.C. la conquista della Numidia, avvenuta invece fra II e I sec. a.C., e facendo assasinare Macrino (Denzel Washington) dal valoroso pretendente e protagonista quale è Annone, laddove è accertato storicamente che Caracalla fu succeduto al trono da Macrino, che istigò tacitamente le sue truppe ad ucciderlo; inoltre, sono posti sulla scena generali dal ruolo cruciale ma mai esistiti come Marco Acacio (Pedro Pascal). Deduciamo, dunque, che l’origine dell’impasto epico delle vicende sia da rintracciare nella fantasia degli autori dell’opera, vale a dire il regista Ridley Scott e lo sceneggiatore David Scarpa, che hanno indotto gli spettatori a seguire con pathos e coinvolgimento emotivo il racconto, denso di cruenti scontri all’ultimo sangue e segnato da cicatrici drammatiche del passato.
A differenza del primo film che vanta numerosi premi, tra cui cinque Oscar, incluso quelli per il Miglior Film e il Miglior Attore Protagonista vinto da Russell Crowe, e che si distinse per la molto apprezzata colonna sonora di Hans Zimmer e Lisa Gerrard, “Il gladiatore II” ha diviso l’opinione tanto della critica quanto degli spettatori, che riconoscono l’inconfondibile stile registico, bensì additano quale difetto della pellicola le variazioni al corso storico, gli evidenti anacronismi e i forzati adattamenti per rendere il film più fruibile agli spettatori, fra cui le iscrizioni in inglese moderno piuttosto che nel latino di età imperiale.
L’opera, inoltre, benché si riveli godibile nonostante la durata di oltre due ore, appare carente di significative suggestioni sul governo di Caracalla, distintosi non solo per la folle violenza che ne animava l’azione politica, ma soprattutto per l’emanazione nel 212 d.C. della Constitutio Antoniniana, editto che prevedeva l’estensione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero e per l’edificazione delle magnifiche terme, tutt’oggi ricordate come “Terme di Caracalla”, site proprio nella capitale.
Maria Elide Lovero
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