La spettrale Torre Ricchizzi di Santo Spirito

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Il complesso visto dall’omonima strada.

Non è difficile notarla quando, percorrendo la 16bis in direzione Bari, appena superato lo svincolo per Enziteto, si staglia con la sua figura spettrale sugli uliveti circostanti. Stiamo parlando di Torre Ricchizzi, un importante complesso agricolo, ormai ridotto a rudere, attorno a cui ruotano sinistre storie.

Raggiungerla è molto semplice: basta percorre la provinciale 91 che collega Bitonto a Santo Spirito e svoltare a destra in strada Ricchizzi, appena di fronte al feudo Messeni, attorno a cui è sorto qualche anno fa il complesso di edilizia popolare Parco Gentile. Dopo un centinaio di metri, il complesso sorge sulla destra, nelle strette vicinanze di un terreno comunale a lungo occupato da una discarica abusiva.

L’elemento caratteristico è sicuramente costituito dalla torre, che con la sua altezza spicca sulla campagna circostante. La torre rappresenta anche, almeno per i piani inferiori, la parte più antica dell’edificio, risalente probabilmente al XIII-XIV secolo e rientrante nel sistema di torri di difesa dell’agro.

La torre.

La gran parte dell’edificio, invece, risulta essere di epoca cinquecentesca, mentre gli ultimi piani della torre risalirebbero al Settecento.

La Torre Ricchizzi rappresentò a lungo un importante centro di produzione olearia, opportunamente fortificato dalla torre vera e propria e da una serie di feritoie, osservabili lungo tutto il perimetro dell’edificio, che consentivano la difesa del luogo da eventuali attacchi dei briganti.

In alcuni carteggi, la masseria era indicata come Torre Calò. Pare che, fino ad alcuni anni fa, al di sopra del bel portale bugnato che consente l’accesso alla struttura, si trovasse lo stemma della famiglia Sylos di Bitonto. Nella visita del vescovo Crescenzi, viene indicata nei pressi dell’edificio la presenza di una cappella dedicata a San Francesco.

Veduta panoramica d’epoca.

Gli ultimi proprietari furono, appunto, i Ricchizzi, anch’essi di Bitonto, che hanno dato l’attuale nome all’edificio. Tale famiglia, come tutte le altre che si susseguirono nell’assetto proprietario, era dotata di ampie sostanze, tanto da disporre anche di una villa nella vicina Santo Spirito, all’epoca marina di Bitonto, che poi cedettero ai de Maioribus.

La masseria si sviluppa attorno a una corte interna, cui si accede dal portale decorato a bugnato. Da qui, si accede all’edificio vero e proprio, che si sviluppa su due livelli. Al piano terra, in due ampi ambienti voltati, si trovava il frantoio. Al piano superiore, oggi completamente crollato, doveva esserci l’abitazione.

In posizione strategia, lungo la parete dell’ingresso ma a questa prominente, in modo da sorvegliare l’ingresso dell’edificio, si trova la torre, che si sviluppa su quattro livelli: piano terra, due piani ulteriori e una probabile colombaia dal tetto a spiovente, originariamente dotata di copertura a chiancarelle.

Tutt’attorno all’edificio e circondato da un alto muro di difesa, si sviluppa un vasto giardino.

L’originaria copertura a chiancarelle.

Attorno alla torre ruotano una serie di storie sinistre. Pare che alcuni bambini si siano addentrati di nascosto nell’antico maniero e abbiano acceso un fuoco nella torre, senza preoccuparsi della tenuta delle travi del tetto spiovente dell’ultimo piano che, dopo poco, crollò rovinosamente facendo perdere per sempre la caratteristica copertura.

Secondo altri, invece, si percepirebbero delle presenze, probabilmente i fantasmi degli antichi nobili proprietari della masseria.

Giuseppe Mennea

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