Il G.S. Giovinazzo si è qualificato alla Final Eight di Coppa Italia. Un traguardo storico per la società di via Sanseverino ed una grande soddisfazione per tutti i giocatori biancoverdi ed in particolare per capitan Raffaele Depalma. Il pivot giovinazzese classe 1984, fatta eccezione per qualche breve parentesi a Ruvo e a Molfetta, gioca per la squadra della sua città da quando aveva solo 19 anni. Ed è così che è stato normale, alla fine della partita che è valsa la qualificazione, vedere persino il leader biancoverde sciogliersi in un pianto di gioia.
La sua avventura con il calcetto non ha il sapore del primo amore. Raffaele ha iniziato a sgambettare sui campi di calcio a undici nelle giovanili del Bitonto per poi approdare al Corato. Galeotto un invito del presidente Carlucci a far parte della squadra che avrebbe affrontato il campionato di B nel lontano 2003: “Non volevo abbandonare il calcio - ricorda il diretto interessato - ma avevo voglia di provare il calcetto. Ho iniziato a giocare e sin da subito mi sono trovato benissimo”.
E così da centravanti ti sei trasformato in un perfetto pivot di calcio a 5.
“Alla mia prima stagione ho realizzato 33 gol. Da allora ho quasi sempre giocato per i colori del mio paese e di pari passo mi sono sentito sempre più coinvolto. Adesso considero il G.S.Giovinazzo non solo la mia squadra, ma la mia famiglia. A partire dal presidente Antonio Carlucci all’allenatore Roberto Chiereghin, passando per Enzo Marzella, Angelo Piscitelli e tutti i miei compagni. Carlucci è come se fosse un padre, ci è stato sempre vicino. Il nostro rapporto è basato su fiducia e stima reciproche, le stesse che hanno portato al prolungamento del mio contratto fino al 2020. Chiereghin è un grande condottiero, mentre Marzella e Piscitelli sono dei fratelli per me. Ho giocato quasi sempre con loro. Angelo è come un fratello minore ed abbiamo condiviso tanto. Enzo un fratello maggiore. Insieme abbiamo vissuto alti e bassi. È una grande persona ed un grande giocatore, un esempio per tutti noi. Era molto combattuto sul suo ritiro. Lo ha confortato lasciare a me la fascia di capitano. Era emblema di continuità, per lui. D’altra parte per me diventare la guida di questa squadra ha significato una grande gioia ed allo stesso tempo una responsabilità”.
Una fascia da capitano che hai onorato nel migliore dei modi anche mettendo a segno gol decisivi proprio nei momenti di maggior bisogno della squadra.
“Sì, mi è accaduto di aprire le marcature sia con il Cus Molise in campionato che in Coppa Italia contro Canosa e Campobasso. E sempre contro il Chaminade ho siglato il gol del pareggio, dal quale poi è partita la nostra rimonta vittoriosa”.
Cosa consiglieresti ad un ragazzo che inizia ora a giocare a futsal?
“Gli direi di allenarsi con sacrificio e di apprendere velocemente quanto più possibile. Io, ad esempio, ho avuto la fortuna di giocare al fianco di calcettisti fortissimi come Darci Foletto. Dal brasiliano ho appreso i movimenti del pivot. Questo è un altro regalo della mia esperienza nel mondo del futsal, una fortuna che non avrei mai avuto continuando a giocare a calcio. Oltre a cercare di carpire ogni segreto del mestiere da chi è più forte, non ho mai sgarrato. E mai una lite con nessuno. In una parola, per far bene ci vuole professionalità. Per arrivare a questo punto della mia carriera, è servito infatti tanto duro lavoro che ho portato avanti anche nei momenti di difficoltà, segnati da un infortunio o dai risultati che tardavano ad arrivare”.
Momenti di difficoltà che sono arrivati anche con Il G.S. ad inizio stagione. Poi cosa è accaduto?
“All’inizio non trovavamo l’amalgama giusto per via dell’arrivo dei nuovi innesti. Poi grazie a Chiereghin ed al lavoro sodo siamo riusciti ad individuare la giusta quadratura del cerchio, ritrovando la continuità dei risultati”.
Una striscia positiva che vi ha permesso di centrare anche la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia.
“Di solito sono piuttosto freddo emotivamente, ma quando ci siamo qualificati mi sono commosso. È stata una gioia immensa, un importante traguardo raggiunto. Ora cercheremo di ben figurare nella Final Eight. Non abbiamo paura di nessuno. Andiamo lì per vincere e non per fare da comparse. La favorita per la vittoria finale? Sicuramente il Padova. Ma noi non ci diamo affatto per vinti, anzi. Così come siamo riusciti a vincere con l’Atletico Cassano, possiamo far bene anche contro i veneti”.
Da buon capitano cosa ti senti di dire ai tuoi compagni?
“Dobbiamo giocare sempre come se fosse una finale. Come se ogni partita fosse da dentro o fuori. Ogni volta che ci siamo imbattuti in gare secche, non abbiamo fallito”.
Ma se la storia della Final Eight è ancora tutta da vivere, la pagina indelebile dei biancoverdi tra le prime otto migliori compagini della Coppa Italia è stata già scritta da questi calcettisti “terribili” capitanati da Raffaele Depalma, che continuano a far sognare i loro tifosi facendo del gruppo la loro più grande forza.
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